Flavio Briatore, Il Fatto Quotidiano: “Favori al direttore dell’agenzia delle Entrate”, rischia un nuovo processo
Flavio Briatore torna a fare i conti con la giustizia. Questa volta l’ex team manager della Formula 1 rischia un processo per corruzione. “Favori al direttore dell’Agenzia delle Entrate per riavere lo yacht sequestrato”. Questa l’accusa riportata dal Fatto Quotidiano. La vicenda, ormai nota, risale a maggio 2010, quando la guardia di Finanza sequestra il Force Blue al largo di La Spezia. Gli inquirenti sospettano una frode fiscale avvenuta intestando lo yacht a una società con sede alle Cayman – la Autumn Sailing – che il manager amministrava di fatto. In questa maniera, risultando semplicemente noleggiatore l’imprenditore evitava di sborsare 3,6 milioni di Iva all’importazione, non dovuta dai natanti che entrano in acque italiane a scopo commerciale.
Un’accusa che a febbraio 2018 costa a Briatore una condanna a 18 mesi con tanto di confisca dello yacht. Decisione però impugnata dalla Cassazione che la annulla con rinvio per un vizio di forma. Alla fine del secondo appello, anche se l’evasione è prescritta, la confisca rimane e il Force Blu rimane a un custode giudiziario. Ed ecco allora che, stando al quotidiano di Marco Travaglio, subentra Walter Pardini, all’epoca direttore dell’Agenzia delle Entrate, nonché l’uomo definito dal gip “persona particolarmente pericolosa e spregiudicata”. Pardini, proprietario di un resort sulla costa africana, in quel momento si trova in difficoltà economica e chiede a Briatore, in cambio del proprio interessamento, “di utilizzare le sue più che notorie conoscenze negli ambienti della mondanità al fine di procurare e convogliare clienti”.
A quel punto il manager accetta di versare all’Erario 3 milioni di euro, in cambio, però, pretende che nell’atto di conciliazione ci siano quelle “cinque righe” che contraddicono l’interpretazione che lo ha fatto condannare in primo grado: dicendo, cioè, che per l’esenzione dall’Iva non è necessaria l’esclusiva destinazione dello yacht al noleggio, ma basta che quella destinazione sia presente accanto alle altre. Una dichiarazione, scrive il gip, “finalizzata a fuorviare il giudice penale nell’ambito del proprio giudizio”: da qui l’accusa di depistaggio.