Prof in classe senza mascherina, la preside chiama carabinieri e Digos. Follia a Novara

Storie di ordinaria psicosi e dittatura sanitaria a Novara, dove la preside di una scuola ha chiesto l’intervento dei carabinieri perché un’insegnante si rifiutava di indossare la mascherina in classe. La decisione di allertare addirittura le forze dell’ordine è nata dopo che la professoressa aveva opposto resistenza ai ripetuti, insistenti inviti della dirigente scolastica di utilizzare il dispositivo di protezione individuale. L’insegnante aveva respinto la richiesta al mittente giudicandola non necessaria rispettando le distanze.

Ne è scaturito un litigio durante il quale la preside ha allertato i militari dell’Arma. Dopo l’intervento dei carabinieri, a cui ha fatto seguito – manco per il più pericoloso degli eversivi – la «visita» della Digos, la pace è stata ristabilita. Ma per l’insegnante ribelle potrebbero esserci guai in vista dal momento che la scuola sta valutando se prendere provvedimenti nei suoi confronti.

Come ricostruito dai quotidiani locali, la dirigente scolastica aveva sorpreso l’insegnante senza dpi entrando nell’aula dove quest’ultima stava facendo lezione; notando che la donna non indossava la mascherina, cioè non «rispettando dunque il protocollo», le aveva intimato di indossarla diverse volte, incontrando il parere negativo della professoressa, che facendo riferimento a una circolare interna, sosteneva che non fosse necessario utilizzarla, se si fossero rispettate le distanze. La preside avrebbe però visto la donna porsi ad una distanza ravvicinata con un alunno, e da qui sarebbe nato il diverbio. L’insegnante ha poi inviato una comunicazione a tutti i genitori per raccontare l’episodio. «Gentili genitori, scrivo questa comunicazione per tranquillizzare gli studenti e le famiglie sull’accaduto. Si è verificato un diverbio tra la scrivente e un docente che non rispettava le regole del protocollo Anti covid della scuola. A tal motivo, sono state avvisate le autorità competenti a tutela della salute di studenti e lavoratori».

Cristina Gauri

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