Matteo Salvini, retroscena di Paolo Becchi sul Mes: conseguenze devastanti, a lui conviene dire di sì
Mes o non Mes? Questo è il problema. Già dalla serata elettorale del 21 settembre c’è stato un bombardamento mediatico per attivare il cosiddetto Mes “sanitario”, un fuoco di sbarramento partito da Zingaretti al cui seguito si sono uniti Renzi e il governatore della Banca d’Italia. Il M5s è restìo, tant’ è che Conte ha parlato di togliere di mezzo i decreti sicurezza di Salvini e Quota100 e di incardinare lo Ius Soli, ma di Mes al momento non ha detto nulla per non creare frizioni col MoVimento, in un momento di forti lacerazioni interne. Però entro il mese prossimo il nodo verrà al pettine e, parliamoci chiaro, la maggioranza non ha i numeri. Di che cosa si tratta? Il Mes “sanitario”, o “light” che dir si voglia, è una linea di credito che trae origine, sì, dal Trattato che istituiva il Meccanismo Europeo di Stabilità nel 2012, ma levigato dall’accordo stipulato dai ministri delle finanze dell’area euro nella riunione dell’Eurogruppo dell’8 maggio. Ciascun Paese può accedere ad una linea di credito pari al 2% del Pil, che per noi significa circa 37 miliardi di euro ad un tasso molto basso dello 0,11% annuo. Soldi che devono servire solo per le spese dirette o indirette connesse all’epidemia da Covid-19 e che vanno restituiti in dieci anni.
Chi si oppone fa notare soprattutto tre aspetti critici: 1) Per reperire 37 miliardi lo Stato potrebbe fare ricorso al normale e consueto finanziamento sui mercati collocando i titoli di stato, che in questo momento hanno tassi di interesse molto bassi. Al momento il Mes è dunque poco conveniente. 2) Il documento dell’Eurogruppo dell’8 maggio prevede che, nella restituzione dei 37 miliardi, il Paese richiedente sia sottoposto a «sorveglianza economica e fiscale» da parte delle Istituzioni europee. 3) Lo stesso documento dell’Eurogruppo prevede la clausola “early worning system”, cioè in pratica il Mes diventa un “creditore privilegiato” rispetto ai risparmiatori che acquistano i titoli di stato sul mercato. Obiezioni giuste e condivisibili, anche noi ne abbiamo più volte parlato su questo giornale. Ma proviamo qui a fare un ragionamento diverso, politico. Il nodo è che i 5Stelle potrebbero non votarlo in Parlamento per questioni ideologiche e di facciata, o comunque non votarlo in modo compatto. Se ciò si dovesse verificare potrebbe intervenire il centrodestra unito, dando la disponibilità a votare il Mes “sanitario”, ma a certe condizioni: mai più lockdown nazionali e ristabilire lo stato di diritto, rinunciando al potere di ordinanza e ai protocolli del comitato tecnico-scientifico.
In altre parole: scuole aperte senza terrore, università in presenza, giustizia con uno svolgimento regolare, cessazione dello smart-working soprattutto nel settore pubblico, licenziamento del comitato tecnico-scientifico. Insomma, il ritorno alla normalità. Il Presidente del Consiglio dovrebbe prendere atto del mutamento di maggioranza su un tema così importante e rassegnare le dimissioni. I 37 miliardi del Mes potrebbero servire, ad esempio, a costruire reparti di terapia intensiva in tutte le venti regioni italiane fino ad arrivare a 100mila posti letto in terapia intensiva sull’intero territorio nazionale. Di fronte a questo, grazie anche alle terapie farmacologiche che da marzo ad oggi sono state sperimentate con successo, di Covid non morirebbe quasi più nessuno. Ripetiamo, la nostra è solo una ipotesi su cui ragionare. Gli italiani sono esasperati, cercano stabilità, pace, tranquillità, il tempo delle avventure è finito. Da più parti si chiede a Salvini di essere responsabile, così lo sarebbe. Sul rapporto con la Ue non dovrebbe essere difficile chiedere alle Istituzioni di togliere la “sorveglianza economica e fiscale”, di cui al documento dell’Eurogruppo dell’8 maggio in modo da escludere, nero su bianco, la quota annuale di restituzione del Mes dal Patto di stabilità, quando questo verrà ripristinato nel 2022. A tal proposito, anzi, le opposizioni potrebbero anche chiedere al Governo di presentare al Consiglio europeo, la richiesta di abrogazione del Patto di stabilità. Questo sarebbe un atteggiamento critico nei confronti del Governo e della Ue, ma costruttivo, e crediamo sarebbe molto apprezzato per la sua concretezza dalla maggioranza degli italiani.