Migranti, la giravolta di Ursula von der Leyen e il silenzio incosciente di Luigi Di Maio
La Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, si prende gli applausi interessati con dichiarazioni ad effetto e, dopo, si rimangia tutto. Lo testimonia il cambio di rotta sul superamento del Trattato di Dublino, quello in base al quale i migranti devono restare nel paese di primo ingresso.
La giravolta di Ursula von der Leyen
La reginetta d’Europa, dopo aver, nei giorni scorsi, garantito l’abrogazione del Trattato di Dublino con susseguente obbligo di ricollocamento dei migranti, per quote, in tutti i paesi dell’Unione, con annesso onere di verifica della situazione giuridica dei richiedenti asilo, a seguito di colloqui con i suoi colleghi che contano, leggi in primo luogo la Cancelliera della Germania Angela Merkel, si è prodotta in una giravolta che neanche una ballerina della Scala sarebbe in grado di esibire.
Risarcimento danni in denaro
Ursula, senza nessun apparente ritegno, ha comunicato che quella modifica che aveva annunciato non si farà, non si farà probabilmente mai, fatto salvo in caso di rifiuto di redistribuzione l’obbligo di un non meglio identificato risarcimento danni in denaro. Non quantificato e soprattutto non quantificabile.
La risposta di Sonnino nel 1919
Non possiamo dire incredibile perché dopo la fine che hanno fatto gli accordi di Malta, il fatto era ampiamente prevedibile. Quello che francamente disturba è la proposta di risarcimento in denaro, unica unità di misura di
questo disgraziato continente. Ci viene in mente, e sarebbe una bella risposta, quello che disse Sonnino, nel lontano 1919, al diplomatico statunitense che minacciava, dopo l’abbandono dell’Italia della Trattativa di Versailles , gravi sanzioni economiche: “Siamo un popolo sobrio e conosciamo bene l’arte di morir di fame”.
Il silenzio di Di Maio
Al contrario Conte che ha detto ? Di Maio sicuramente nulla visto il suo evidente disinteresse alla politica europea. Chi rimane? Nessuno visto che tutti gli altri sono impegnati a cianciare di abrogazione dei decreti Salvini e di Ius soli. Su quest’ultima questione ci piace attingere alla nostra inattualità.
Lo Ius soli ai tempi del fascismo
Nel 1936, dopo l’annessione dell’ Etiopia, l’allora governo promulgò un provvedimento in ordine al quale a tutti gli individui che facevano parte di quello che allora si chiamava Impero, sarebbe stato riconosciuto il diritto di cittadinanza italiana. Allora questo fu scritto e permetteteci la nostalgia, anche cantato con la nota canzone “Faccetta nera sarai romana e per bandiera porterai quella italiana”. Altro che ius soli!