«Zaia? Una gatta morta». Travaglio non ci sta: e dalla Gruber sputa altro veleno sul Doge e Salvini
Mormora, la gente mormora… E se poi a parlare è un Marco Travaglio che proprio non ci sta, finisce che dalla Gruber il giornalista sputa altro veleno su Zaia, Salvini e centrodestra vincenti. Così, insufflato e pungolato dalla conduttrice di Otto e mezzo su La7, il risultato di quella che dovrebbe essere una lucida analisi politica del voto di ieri, diventa l’ennesimo insulto. Formalizzato con sorrisetto sardonico e argomentazioni esasperate, contro la Lega. Salvini. E contro lo stesso Luca Zaia, tra i trionfatori assoluti di quest’ultima consultazione elettorale.
Il veleno di Gruber e Travaglio su Zaia e Salvini
Ghigno ironico e flemma scomposta, che cela delusione e astio misto a stizza e malanimo latenti, Travaglio invitato dalle insidiose domande alla Gruber, parte lancia in resta. E a parte gongolare, dopo le regionali che blindano il “suo premier preferito”, Giuseppe Conte, il direttore del Fatto Quotidiano, alla domanda della padrona di casa che apre il fuoco sparando l’ennesima insinuazione su Salvini e la sua leadership all’interno del Carroccio, il giornalista risponde con l’acrimonia che contraddistingue le sue recriminazioni sugli avversari politici. «Salvini ora deve temere più Zaia, Giorgia Meloni o continuerà ad essere il leader incontrastato del centrodestra?».
«Zaia, una vera gatta morta, abilissima e sorniona»
A Travaglio non pare vero di poter offendere tre avversari di primo piano in un solo colpo. E all’invitante interrogativo di Lilli Gruber, replica: «Zaia rifarà il governatore con questo plebiscito. Ed ed essendo una vera gatta morta, abilissima e sorniona, sta lì ad attendere che Salvini continui a perdere consensi. Fino a quando, non so se Zaia o qualcun altro, non deciderà che è il caso di fare un congresso. Attraverso cui magari chiedere conto a un leader che i sondaggi due anni fa davano sopra il 40 per cento», infila la stoccata al veleno… Siamo alle solite. Al giornalista filo-grillino, evidentemente, la debacle inferta dagli elettori ai suoi esponenti movimentisti non è andata giù. Figuriamoci l’affermazione del centrodestra e il successo plebiscitario di Zaia.
L’attacco all’accordo che regna nella coalizione di centrodestra
E così, perfettamente consapevole del diniego a scendere in campo per la politica nazionale asserito e più volte rilanciato dallo stesso Zaia. Indifferente alla rassicurazioni sul tema arrivate dallo stesso Salvini e dalla Lega tutta, Travaglio insiste a tirare il Doge per la giacchetta. E in spregio alla verità confermata a suon di dichiarazioni, fatti e smentite concrete, insiste a speculare sul governatore del Veneto fresco di rielezione in chiave polemicamente anti-salviniana. Contestualmente, però, il direttore del Fatto non vuole nemmeno lasciarsi sfuggire l’opportunità di iniettare veleno sull’accordo regnante all’interno del centrodestra. Così, provando a sfruttare la ghiotta occasione di dispensare altro veleno sulla coalizione, Travaglio riprende ancora…
Il fattore giudiziario: Travaglio strizza l’occhio alla magistratura
E conclude: «Nell’immediato è chiaro che chi gli dà più fastidio è la Meloni, perché recupera quanto lui perde. Ma è chiaro che prima o poi qualcuno nella Lega si alzerà a dire: quanto dobbiamo ancora dissanguarci a vantaggio di FdI? La partita non è immediata, si consumerà nei prossimi mesi con il fattore giudiziario. Tutti quei giri di soldi non sono mica delle belle storie, eh»… Già ci mancava. E allora la domanda che neppure ieri è stata posta a Travaglio, avrebbe dovuto essere: quando la finirà il giornalista di insinuare strumentalmente, provocare astiosamente e stravolgere puntualmente la verità a suo uso e consumo?