Lampedusa, 1.200 migranti nell’hotspot svuotato solo due settimane fa
Ci risiamo. È di nuovo emergenza a Lampedusa, dove nell’hotspot siamo arrivati a 1200 presenze a fronte di una capienza ufficiale di appena 192 posti.
Ed è strano, dato che appena due settimana fa la struttura di contrada Imbriacola era stata svuotata proprio per evitare il rischio di contagi tra i migranti. Niente da fare, siamo tornati come ad un mese fa con l’hotspot pieno e la politica a discutere su cosa fare. Ad oggi però, a preoccupare non sono soltanto gli approdi ma anche il rischio di contagi da coronavirus. Non a caso, il governo siciliano sta cercando di evitare luoghi promiscui, dove non possono essere garantiti il distanziamento sociale e alti standard di pulizia. A Palermo le quattro missioni Speranza e Carità di Biagio Conte, che accolgono gente povera, bisognosi e migranti sono stati dichiarati dallo stesso Musumeci zone rosse a causa dello scoppio di un focolaio all’interno delle stutture.
Intanto a Lampedusa sale la preoccupazione per una situazione che è diventata ingestibile. Dalle 19 di ieri sono circa 20 gli sbarchi registrati e, in poco più di 12 ore, sulla più grande delle Pelagie sono approdate almeno 400 persone. Nella sola giornata di domenica, in sole 24 ore sono stati 26 gli approdi con gli uomini della Guardia costiera e della Guardia di Finanza impegnati senza sosta nelle operazioni di soccorso. Sempre ieri al largo dell’isola è arrivata anche la Alan Kurdi con a bordo 133 migranti. Tra loro anche 62 minori, di cui un neonato di 5 mesi. “Abbiamo a bordo 62 minori – si legge sul profilo twitter di Sea-Eye – Uno ha solo 5 mesi. Queste persone sono particolarmente vulnerabili”. Sempre ieri, il responsabile della nave Gordon Isler aveva lanciato un appello chiedendo lo sbarco immediato della nave. “Hanno particolarmente bisogno di protezione, devono essere evacuate rapidamente e non devono diventare oggetto di negoziazione tra i paesi dell’Ue”.
Stanotte sono stati dodici gli approdi registrati durante le ore più buie per un totale di 263 migranti, la maggior parte dei quali tunisini. Nell’ordine, sono approdati prima, all’1,30, in 85, rintracciati dai carabinieri direttamente sulla terraferma a Cala Pisana. Due ore più tardi sono stati soccorsi tre barchini al Molo Favarolo. In particolare sono arrivati 11 tunisini, 39 libici e 20 tunisini. Contemporaneamente, al molo Madonnina, è arrivato un barchino con 14 tunisini a bordo. E poi ancora, attorno alle 5, un gruppo di 10 tunisini, nei pressi del molo Madonnina, è stato soccorso da una motovedetta della Guardia di Finanza. Infine altri quattro barchini con a bordo, rispettivamente, 7, 21, 16 e 17 tunisini, sono stati soccorsi dalle Fiamme Gialle.
E la nuova emergenza spinge ancora una volta il governatore siciliano, Nello Musumeci, a puntare il dito contro l’inefficienza della politica migratoria dell’Unione europea. “Lampedusa di nuovo stracolma e altre Ong che pretendono di utilizzare i porti siciliani mentre stiamo scoppiando – ha detto -. Vorrei che ragionassero di questo al vertice europeo del 23 settembre. Vorrei che capissero che l’Europa è assente sul suo fronte più scoperto: il Mediterraneo. Lo hanno abbandonato e l’Occidente non può fare finta di niente. Il prezzo lo pagano la Sicilia e il resto d’Italia”. Per il presidente della Regione c’è chiaramente “una strafottenza senza precedenti, una volgare strumentalizzazione che capovolge la realtà: quelli che difendono i diritti umani sono accusati di razzismo; quelli che se ne fregano della salute degli ultimi, sono pronti per la canonizzazione. Nessuno si deve poi lamentare se la paura genera insicurezza. E di insicurezza, si sa, si alimentano i totalitarismi, non le democrazie”. La situazione sull’isola però resta drammatica, a dirlo sono i numeri. Se nell’ultima giornata si sono verificati 26 sbarchi, significa che sulle coste c’è un approdo uno ogni ora
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