“A morte Zaia”: terroristi di sinistra scatenati anche a Treviso. La sinistra e il PD hanno avvelenato i pozzi

Una minaccia diretta al governatore Luca Zaia. È comparsa venerdì notte, lungo la strada da Istrana porta a Badoere, due piccoli centri della provincia trevigiana. Vergate con vernice rosso fuoco, sulla parete sconnessa di una torretta da dove partono i cavi dell’alta tensione, sono comparse parole inequivocabili: «A morte Zaia». Ovviamente ignota la mano che ha voluto lanciare un messaggio così inquietante, finito sotto gli occhi di tutti. E infatti c’è voluto molto poco perché la notizia di quella scritta così pesante si diffondesse scaldando una campagna elettorale, fino a questo momento, dai toni molto contenuti. Del caso sono stati informati i carabinieri e nelle prossime ore il governatore presenterà una denuncia contro ignoti.

IL MESSAGGIO
A Treviso, in casa Lega, la tensione si è subito alzata. È ancora fresco il ricordo dell’ordigno collocato davanti a uno degli ingressi del K3, storica sede del Carroccio, giusto due anni fa: solo per un caso fortuito venne evitata un’esplosione che avrebbe potuto provocare seri danni a persone e cose. E quando la minaccia di morte contro Zaia è stata scoperta, per di più a una settimana dal voto, i campanelli d’allarme hanno ripreso a suonare. «È un messaggio da non sottovalutare – sottolinea Gianangelo Bof, commissario provinciale della Lega – dopo quello che è successo al K3 un paio d’anni fa, non si scherza più anche perché chi mise quell’ordigno, che fortunatamente non esplose, si è poi scoperto essere una persona preparata. Non uno sprovveduto qualunque». Bof è stato tra i primi a sapere della nuova minaccia: «Ci hanno segnalato quella frase nella tarda serata di venerdì, ho subito chiesto di fare delle foto e di avvisare i carabinieri. Nelle prossime ore penso che lo stesso governatore presenterà una denuncia»

LA REAZIONE
E mentre il governatore preferisce non commentare per non alzare ulteriormente i toni, attorno a lui è scattata la gara di solidarietà. La Lega trevigiana, impegnata a tutti i livelli nella campagna elettorale, si è stretta attorno alla sua punta di diamante. Bof dà quindi voce a chi non riesce a spiegarsi tanta violenza, seppure solo ostentata su un muro in mezzo alla campagna: «Sinceramente resto stupito – ammette Bof – qui, ovviamente, la corsa elettorale e la politica non c’entrano niente. Zaia poi è sempre stato trasversale, non ha mai voluto alimentare una sola polemica, nulla che possa aver stimolato reazioni di questo tipo. Spero sinceramente che si tratti solo di una ragazzata, di un balordo isolato e che tutto finisca qui. Ma è bene non abbassare la guardia: purtroppo a Treviso abbiamo dei precedenti che ci costringono a stare sempre molto attenti».
Bof fa anche un collegamento con quanto accaduto al leader leghista Matteo Salvini pochi giorni fa, quando è stato aggredito e spintonato da una giovane donna mentre si trovava a Pontassieve in Toscana per la campagna elettorale. Caso che ha scatenato polemiche e reazioni a ogni livello. «Non voglio creare collegamenti che non esistono – premette – ma è innegabile che queste cose, come appunto le minacce a Zaia, accadono anche per colpa di una certa tendenza a giustificare. E mi riferisco all’aggressione fatta a Salvini. In troppi, anche illustri commentatori, hanno giocato a minimizzare, a dire che in fin dei conti non è successo niente. E solo perché a essere preso di mira è stato un avversario come, per una certa parte politica, può essere Salvini. Sono atteggiamenti che non vanno bene, lanciano messaggi sbagliati. Adesso mi attendo che contro queste minacce rivolte al governatore ci sia una presa di posizione forte anche da parte delle altre forze politiche. Non si tratta di politica. Ogni aggressione, di qualsiasi tipo, va condannata duramente. Altrimenti si mette in pericolo il gioco della democrazia. E dobbiamo evitarlo».

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