Figuraccia di Conte: “Porto mio figlio a scuola”. Preside lo smonta
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte continua ad inanellare figure barbine una dietro l’altra. Dopo il clamoroso dietrofront con cui ha deciso di annullare il preventivato intervento a “Domenica In” (i partiti di centrodestra erano insorti alla notizia della partecipazione del premier al programma televisivo ad una sola settimana dal voto, ed avevano minacciato un esposto), “l’avvocato del popolo” ha subìto una spallata inattesa anche sul tema riapertura delle scuole.
In conferenza stampa, il presidente del Consiglio si era detto sicuro della ripresa delle lezioni e fiducioso, come padre, di poter riaccompagnare tranquillamente il proprio figlio a scuola fra qualche giorno.”Non solo sono fiducioso per l’inizio, ma sarò tranquillo di portare mio figlio a scuola. Anzi, gli comunicherò tutto l’entusiasmo di questo anno, la fatica dello studio, ma anche la soddisfazione delle conquiste del sapere”, aveva dichiarato in diretta da palazzo Chigi, come riportato da “Libero Quotidiano”. Purtroppo per lui, la batosta, inattesa, è arrivata proprio dal dirigente scolastico dell’istituto frequentato dal figlio Niccolò, studente di terza media.
La preside della scuola a cui è iscritto il giovane Conte, sita nel quartiere Prati (Roma), ha fatto capire che l’istituto non se la sta passando affatto bene. Mancano molte cose, e la ripresa sarà davvero difficile. Questo almeno si evince dalla lettera pubblicata lo scorso mercoledì dallo stesso dirigente scolastico. Nella scuola ci sono poche aule disponibili e pochi insegnanti, per non parlare della questione banchi. Una situazione tale da mettere in discussione persino l’orario di inizio delle lezioni. “Non sono arrivati i banchi monoposto, neppure quelli che abbiamo ordinato in luglio. Abbiamo ancora troppe cattedre libere (docenti che devono essere nominati con procedure non di pertinenza della scuola) per cui dovremo limitare le ore di lezione. Devono essere nominati molti docenti di sostegno. Sono in servizio pochissimi collaboratori scolastici”, ha scritto la preside. “Devono essere ancora svolti gli usuali interventi manutentori previsti per l’inizio dell’anno scolastico compreso lo sfalcio dell’erba dove indispensabile. Non è stato nominato il Direttore dei Servizi generali amministrativi. Non sappiamo se e quali docenti avranno diritto ad assentarsi in quanto rientranti nella categoria “fragili”. L’organico della Segreteria è ancora incompleto”. Tutto questo mentre Conte andava a dire in conferenza stampa che avrebbe accompagnato tranquillamente il figlio a scuola. “Lo scenario che si prospetta non risponde assolutamente a quello che avremmo desiderato. Per tutto quello che ho esposto (e certamente è sfuggito qualche aspetto) non posso darvi garanzie di pieno funzionamento, almeno in queste prime settimane”, si legge ancora nella missiva.
Un’altra figuraccia, insomma. Tanto che si è cercato in fretta e furia di rimediare. Lunedì, stando a quanto riferito da “Libero Quotidiano”, al comprensorio del quartiere Prati entreranno solo gli alunni di terza, compreso il figlio del premier. Poi, nei giorni successivi, riprenderanno le lezioni a scaglioni anche per gli studenti degli altri anni scolastici. Se si va poi ad analizzare la situazione degli altri istituti scolastici italiani, troviamo delle condizioni non molto diverse, con pochi spazi a disposizione, autocertificazioni da firmare e famiglie che non sono neppure ancora riuscite ad iscrivere il proprio figlio a scuola.
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