Una “bomba” Covid sull’Italia. Il virus “avanza” tra i migranti

Il coronavirus corre in Libia e questo è un ulteriore pessimo segnale per l’Italia, che per adesso sta fronteggiando l’emergenza sanitaria assieme a quella migratoria per via dei tanti sbarchi che arrivano dal Paese nordafricano.

A lanciare l’allarme è stata la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità: “Nelle ultime due settimane i casi di Covid in Libia sono raddoppiati – si legge nel rapporto dell’Oms – il sistema sanitario nel paese è stato gravemente danneggiato e circa il 50% dei principali ospedali è chiuso”.

A complicare la situazione in Libia è la guerra in corso da anni dopo la destituzione di Gheddafi: il territorio nazionale è diviso e frazionato tra bande e milizie che rispondono ai principali attori interni e internazionali operanti all’interno del dossier libico. Per cui l’accesso ai servizi base è molto difficile e limitato, proprio in questi giorni ad esempio a Tripoli si susseguono ore di blackout e di mancanza di erogazione di energia e acqua.

Un contesto dove dunque la sanità, già di per sé gravemente danneggiata, adesso rischia di andare definitivamente al collasso. E del resto già a luglio il giornalista libico Faraj Aljarih al Giornale.it metteva in guardia: “Qui da noi il picco del contagio deve ancora arrivare – ha dichiarato nell’intervista rilasciata lo scorso 8 luglio – Il peggio deve ancora venire e le autorità non stanno prendendo le misure necessarie”.“Qui il coronavirus dilaga”: la bomba in arrivo per l’Italia

A distanza di quasi due mesi, la profezia si è purtroppo avverata: soltanto domenica sono stati più di 500 i casi accertati in 24 ore di coronavirus, i morti sono saliti a 242 ma soprattutto gli ospedali hanno sempre meno posti liberi. Dalla Cirenaica al Fezzan, passando per la stessa capitale Tripoli, i nosocomi già strutturalmente deficitari per via del conflitto non hanno più ventilatori e attrezzature per le terapie intensive. Il serio rischio è che decine di persone possano morire per via dell’impossibilità di dare soccorso.

Il Covid-19 in Libia ha fatto anche vittime illustri: lunedì è stato comunicato il decesso del sindaco di MisurataMustafa Kerwad. La città della Tripolitania è una delle più importanti, perno politico e militare del Gna, ossia dell’insieme delle milizie inquadrate all’interno delle forze a sostegno del premier Fayez Al Sarraj. Il fatto che a morire sia stata un’importante personalità, ha dato un ulteriore segno all’opinione pubblica di come l’epidemia in Libia rischi seriamente di essere fuori controllo.

Il problema è per i libici, ma anche per i migranti presenti in Libia. Le migliaia di persone rinchiuse nei centri ufficiali o gestiti dalle organizzazioni criminali, sono lasciate allo sbaraglio. Per loro niente tamponi, niente controlli e questo si traduce in un pericolo per l’Italia. Decine di persone contagiate potrebbero salire in barconi e pescherecci, approdando lungo le nostre coste con addosso il virus.

Già a luglio erano arrivate le prime avvisaglie in tal senso, con l’approdo di migranti positivi al coronavirus scoperti sia dopo sbarchi autonomi che a bordo di navi Ong, come nel caso della Sea Watch 3 giunta a Porto Empedocle a fine giugno. L’epidemia dunque viaggia sempre più lungo le vie dell’immigrazione e della tratta libica: in un momento in cui l’Italia sta registrando un’impennata record di sbarchi, è la notizia potenzialmente più negativa in vista dell’autunno.

il giornale.it

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