“Devi metterti la mascherina”. E il nigeriano tenta di violentarla
Dietro le sbarre è finito un nigeriano che, arrivato alla stazione Tiburtina, si è rifiutato di indossare la mascherina e poco dopo ha abusato della capotreno, baciandola e palpeggiandola.
Solo le urla della donna e l’intervento della Polfer hanno evitato il peggio. L’uomo è stato quindi arrestato e condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione con rito abbreviato.
Secondo quanto emerso, il fatto sarebbe avvenuto lunedì 31 agosto, verso le due del pomeriggio. Come sempre la capotreno stava controllando che i passeggeri scesi dal treno alla stazione Tiburtina indossassero tutti la mascherina. Un ragazzo straniero di origini nigeriane, che non aveva nessuna protezione al viso, le si è avvicinato. La donna ha quindi chiesto al giovane, che indossava scarpe rotte, jeans strappati e una t-shirt sporca, di indossare la mascherina. Il 30enne si è però rifiutato e, come scritto nel capo di imputazione, si è avvicinato costringendola a subire atti sessuali.
Il nigeriano l’ha immobilizzata sfiorandole il seno
In particolare,“immobilizzandole il braccio destro le cingeva le spalle e con la mano le sfiorava il seno”. Secondo le indagini, il nigeriano avrebbe anche baciato la donna stringendola in modo prepotente. Fortunatamente la capotreno è riuscita a urlare attirando l’attenzione di alcuni agenti della Polstrada. Questi sono subito intervenuti in suo soccorso e hanno liberato la vittima dal suo aggressore. Evitando così un abuso ancora peggiore di quello che già stava subendo. L’uomo è stato quindi bloccato e arrestato. Ieri è stato poi portato in Tribunale. Il giovane sarebbe un tossicodipendente senza permesso di soggiorno in Italia. Questo almeno quanto raccontato dallo stesso. Informazione verificata subito dopo dal pubblico ministero Maria Monteleone.
Generalità false e nessun permesso di soggiorno
Secondo quanto emerso non vi sarebbero infatti documenti corrispondenti alle generalità date dall’imputato. L’uomo era già stato fermato in precedenza e ogni volta aveva fornito false generalità. Almeno cinque i nomi utilizzati dal nigeriano fino a questo momento. Solo uno di questi è risultato associato a un permesso di soggiorno. Il 30enne è stato inchiodato sia dalla testimonianza della capotreno e degli agenti intervenuti in suo soccorso, sia dai filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza presenti in stazione. L’uomo è stato quindi condannato con rito abbreviato a 4 anni e 4 mesi di carcere. L’accusa è di violenza sessuale ai danni di pubblico ufficiale.
Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?