Lampedusa, abbandonata e vilipesa. E’ la disfatta dei guru dell’accoglienza
La tanto decantata accoglienza degli immigrati rappresenta il fallimento più evidente dell’ideologia globalista. Il simbolo di questa disfatta emerge oggi dal cuore pugnalato di Lampedusa. L’isola delle Pelagie non è stata meramente abbondata, è stata appositamente selezionata per essere trasmutata in epicentro di una politica anti-nazionale per via della sua posizione geografica. Nell’indifferenza generale dell’Unione europea che assiste fischiettando all’invasione di una perla italiana incastonata nel Mediterraneo. A nessuno sembra interessare l’esplosione di un’isola, ma è proprio quell’isola così infuocata che smaschera i pagliacci ballerini (ogni riferimento a It aka Pennywise è puramente casuale) del buonismo à la page.
I numeri del dramma
Veniamo però ai numeri di questo fallimento. I continui sbarchi, agevolati in automatico dal lassismo del governo giallofucsia, hanno portato a Lampedusa un numero spaventoso di clandestini. L’hotspot di contrada Imbriacola potrebbe ospitare meno di 200 persone, ma al momento sull’isola sono presenti 1.400 immigrati irregolari. E mentre dai banchi dell’esecutivo continuano a favellare, puntando il dito contro discoteche e giovani scapestrati, ecco che nella serata di ieri sono “magicamente” spuntati 38 positivi a Lampedusa. Indovinate un po’? Sono tutti clandestini. A riguardo il governatore siciliano, Nello Musumeci, si è sfogato così: “E’ l’ennesimo episodio. Non comprendiamo l’atteggiamento dell’esecutivo che, oltre a non chiudere i porti, non si è ancora pronunciato sullo ‘stato d’emergenza’ per quell’isoletta a più di due mesi dalla nostra richiesta”. Già, e poi uno non deve pensar male e temere un menefreghismo calcolato.
Intanto, nella notte, è esplosa pure l’esasperazione a Favara. “El Pescador”, un peschereccio sequestrato ai trafficanti di uomini tunisini e collocato nella piazza Belvedere come simbolo dell’accoglienza, è stato dato alle fiamme. I vigili del fuoco sono poi riusciti a domare le fiamme e i carabinieri stanno cercando i colpevoli. Con tutta evidenza però, c’è un solo modo per evitare che l’esasperazione degeneri in rabbia incontrollabile: chiudere i porti e blindare i confini italiani.
Eugenio Palazzini