Selfie alla cripta di Mussolini, il consigliere leghista sospeso: «Lo rifarei, la storia è storia»
«Non sono pentito e rifarei quelle foto. Siamo in un Paese libero e quello è un luogo aperto al pubblico». Lo dice all’AdnKronos Christian Braccini, il consigliere comunale di Scandicci sospeso dalla Lega della Toscana per avere pubblicato su Facebook delle foto alla cripta di Mussolini, a Predappio. «La Lega non mi ha difeso? Così dà ragione a chi pensa che andando a vedere un luogo storico si possa inneggiare al fascismo. Forse è perché ci sono le elezioni regionali».
Il selfie alla cripta di Mussolini
«È tutto il giorno che mi chiamano giornalisti», dice sorpreso. Un clamore inaspettato per quel selfie alla cripta di Mussolini. Il consigliere comunale leghista racconta: «Ognuno ha diritto di andare dove vuole, altrimenti mettano i cancelli e chiudano quei luoghi. Io ero a Riccione a fare le vacanze. Sono andato con un mio amico, tra l’altro anche di sinistra. Lui era curioso di passare di lì e l’ho accompagnato visto che io ci ero già stato due anni fa. Ho postato foto senza frasi scandalose, senza riferimenti di partiti. Ho fatto semplicemente una visita da turista a un luogo aperto a tutti».
«La storia è storia, non mi pento affatto»
«Se fossi stato in Russia sarei andato tranquillamente a visitare luoghi in cui ricordano Stalin: la storia è storia. Mussolini per il 70-80 per cento mi piace, per altro 20-30 no». La Lega però ha deciso la sospensione. Il commissario toscano, Daniele Belotti, ha ritenuto “grave” il selfie alla cripta di Mussolini. «Non ho messo riferimenti a niente, non ci sono simboli», conclude il consigliere di Scandicci . «Se avessi sbagliato, chiederei scusa, ma non mi sento di avere fatto un errore. La Lega non mi ha difeso? Dando ragione a quelli che pensano che andando a quei luoghi si inneggia al fascismo, no. Il problema è che forse ci sono le elezioni regionali. Così ho dato impressione di essere nostalgico del fascismo? Ognuno si faccia l’idea che vuole, a me di essere fascista non frega nulla».