La rabbia dei poliziotti: «Noi derisi e aggrediti. Ci gettano il fango addosso per motivi ideologici»
«Il partito dell’antipolizia ha colpito ancora. Deridere e aggredire i poliziotti non crea rassegna stampa, un braccio al collo sì. Servono telecamere sulle divise e nuovi protocolli operativi». Lo dichiara Stefano Paoloni, Segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia: «Nella Capitale uno straniero ha aggredito ripetutamente un poliziotto e soprattutto l’ha minacciato urlandogli: Tanto il giudice non mi farà nulla e io ti verro ad aspettare. Ma di questo, in rassegna stampa, ho trovato una sola notizia sull’aggressione di Roma, mentre è infinito il numero di articoli sul fatto di Vicenza dove un collega, deriso da un cubano, ha deciso di fermarlo».
Gettano fango sui poliziotti per creare un caso Floyd
I poliziotti non ne possono più. «Ovviamente, il partito del l’antipolizia è tornato alla carica», continua. «Alla continua ricerca di un caso Floyd anche qui in Italia per buttare accuse pretestuose sull’operato delle nostre Forze dell’Ordine. E potersi finalmente inginocchiare. Peccato che il ragazzo in questione abbia commesso alcuni reati per i quali è stato arrestato. Ripeto, quello che non è accettabile è l’estremo clamore suscitato da questo video, per il solo fatto che un operatore di Polizia, nel tentativo di esercitare le sue funzioni, ha dovuto bloccare un cittadino. Ma di fatto gli è stato impedito».
«Qualcuno ci dica come dev’essere fermata una persona»
«Da anni», dice ancora, «chiediamo le telecamere sulle divise dei poliziotti, proprio per dare massima trasparenza al nostro operato. Servono protocolli operativi che stabiliscano esattamente le regole di ingaggio. E soprattutto come debba essere fermata una persona. Spiace infine constatare che qualcuno», conclude Paoloni, «sia alla ricerca di un caso Floyd italiano. E che per questo motivo sia disposto a strumentalizzare ogni circostanza per fini ideologici. Il che non ha nulla a che vedere con il bisogno di sicurezza che i cittadini ci chiedono sempre più».