Emergenza coronavirus, Conte e sei ministri indagati
Mezzo governo sotto indagine. Il fascicolo è sul tavolo della procura di Roma che sta indagando sulla gestione dell’emergenza coronavirus in Italia.
Nasce da una caterva di denunce depositate da diversi cittadini negli ultimi mesi. Denunce di cui non sono ancora noti i dettagli ma che chiamano in causa gli articoli del codice penale sulla pena in concorso (articolo 110), epidemia (articolo 438), delitti colposi contro la salute pubblica (articolo 452) e omicidio colposo (articolo 589), abuso d’ufficio (articolo 323), attentato contro la costituzione dello Stato (articolo 283), attentati contro i diritti politici del cittadino (articolo 294). Una raffica di accuse che, però, non hanno nulla a che vedere con l’altra indagine, quella in mano ai pm di Bergamo e che sta cercando di far luce sulla mancata “zona rossa” in Val Seriana.
La richiesta di archiviazione
“È un atto dovuto…”. Da Palazzo Chigi ci tengono subito ad assicurare che l’avviso di garanzia, che i pm di Roma hanno emesso nei confronti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dei ministri Alfonso Bonafede, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza, finirà presto in niente. “La trasmissione al Collegio (il tribunale dei ministri, ndr) – spiegano – è stata accompagnata da una relazione nella quale l’ufficio della Procura ritiene le notizie di testo infondate e dunque da archiviare”. Ad ogni modo sia il premier sia i ministri coinvolti nell’indagine, nata dalle denunce raccolte in tutta Italia dall’avvocato Carlo Taormina, si sono subito reso disponibili a “fornire ai magistrati ogni elemento utile a completare l’iter procedimentale, in uno spirito di massima collaborazione”.
Le accuse al governo
Sono oltre duecento gli esposti e le denunce, tutte pervenute durante le settimane in cui il Paese si trovava in lockdown, che nelle scorse settimane i pm di Roma hanno inviato al tribunale dei ministri sollecitandone appunto l’archiviazione. Ma è proprio partendo dalla richiesta di archiviazion che l’avvocato Taormina accusa ora i pm capitolini di esercitare “un’interferenza” sul tribunale dei ministri. “La legge – spiega all’agenzia Agi – non prevede alcun potere delle procure per i reati ministeriali, rientrando ogni competenza nel tribunale dei ministri”. “Vedremo cosa farà il tribunale che conserva massima autonomia”, chiosa poi il legale ribadendo che l’atteggiamento della procura resta “grave e preoccupante”. “Questa magistratura – conclude – è davvero sempre più sconcertante e non accettabile”. Le denunce riguardano l’attività svolta dall’esecutivo nella gestione dell’emergenza coronavirus e possono essere sommariamente raccolte in due grandi filo. Il primo riguarda chi accusa i giallorossi di non aver fatto abbastanza nella lotta al virus. In questo caso vengono ipotizzati i reati di epidemia colposa, omicidio colposo e delitti colposi contro la salute pubblica. Nel secondo filone, invece, sono stati raccolti gli esposti in cui si afferma che il lockdown è stata una misura sproporzionata rispetto alla situazione. Da qui sono stati ipotizzati i reati di abuso d’ufficio e attentato contro i diritti politici del cittadino.
I procedimenti aperti
Nel frattempo il Comitato Noi Denunceremo, che raccoglie i parenti delle vittime dell’epidemia di Covid-19, è fermo ad andare avanti, certo che “le denunce non saranno archiviate” dai giudici. “Si basano su presupposti diversi”, assicurano. “Se i dati del Comitato tecnico scientifico fossero confermati, Conte dovrebbe essere arrestato”, fa eco il leader della Lega Matteo Salvini in diretta da Forte dei Marmi. “Il tempo dirà chi non ha chiuso dove doveva – incalza l’ex ministro – questi hanno sulla coscienza i morti della Lombardia e gli affamati nel resto d’Italia. Hanno chiuso il resto d’Italia quando non dovevano e non hanno chiuso la Lombardia quando dovevano”.
il giornale.it