Lo straniero non dà i documenti. Ma fanno verifiche sull’agente
Continuano a far discutere le immagini dell’agente di polizia di Vicenza che, per fermare un giovane cubano che si rifiutava di farsi identificare dal pubblico ufficile e tentava la fuga, lo placca alle spalle.
L’imperante buonismo della sinistra social italiana non ha perso tempo a gridare al razzismo, stigmatizzando il comportamento del poliziotto, il quale si è attenuto ai suoi obblighi per garantire la pubblica sicurezza ed è oggetto di una verifica da parte per accertare che la sua condotta sia stata regolare.
I fatti sono stati ricostruiti dal questore di Vicenza sulla base dei verbali e del video che in poche ore è diventato virale sui social. Gli agenti si sarebbero trovati in servizio in centro per sedare una rissa. Ad assistere allo scontro c’era un gruppo di giovanissimi che avrebbe deriso e irriso gli uomini della polizia di Stato, che chiedevano loro di allontanarsi per evitare assembramenti. Lo scherno continuo agli agenti in divisa da parte dei ragazzi ha portato gli stessi a chiedere le generalità e i documenti ai presenti, ricevendo il rifiuto di identificazione da parte del ragazzo cubano. I due poliziotti hanno chiesto diverse volte al 21enne di mostrare loro i documenti e di salire sulla volante per effettuare il riconoscimento in questura, ma il giovane straniero si è allontanato da loro, costringedoli al fermo. Non mostra i documenti, ragazzo fermato con una presa al collo a VicenzaPubblica sul tuo sitoIl migrante accusa: “Preso per il collo da agenti razzisti”. Ecco la verità
A quel punto gli amici del cubano hanno iniziato a gridare contro i due pubblici ufficiali e a intralciare le operazioni di fermo. L’azione del gruppo ha permesso al cubano di divincolarsi dalla presa del poliziotto e di scappare in bicicletta. Una fuga durata poco, perché interrotta da un’altra volante. Il ragazzo verrà processato oggi per direttissima per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. “Un episodio che non ha connotazioni razziste . Ma, se accertate, eventuali responsabilità dell’agente potrebbero essere sanzionabili”, ha dichiarato il questore di Vicenza, Antonino Messineo, che ha aperto un’indagine interna.
Intanto, il cubano si trova attualmente agli arresti domiciliari e in attesa di processo. Questo episodio ha scatenato anche i centri sociali. Una quarantina di attivisti dei centri sociali si sono riuniti davanti al Tribunale di Vicenza in contemporanea all’udienza direttissima per la convalida del fermo, per protestare contro i metodi della polizia. Sulla stessa linea è il candidato del Partito Democratico alle regionali del Veneto, Arturo Lorenzoni: “Non c’è mai giustificazione alla violenza”. Di diverso avviso è Matteo Salvini, che si schiera al fianco delle forze dell’ordine nel loro difficile compito sul territorio: “Vicenza, deride gli agenti, rifiuta l’identificazione e gli amici filmano. Se un poliziotto ti chiede i documenti o ti impone l’ALT in macchina, se non hai nulla da temere tu gli fai vedere i documenti o ti fermi. Punto. Altro che RAZZISMO, le regole ci sono e vanno rispettate da tutti, bianchi o neri che siano”.
Al termine del processo per direttissima, il giudice ha confermato l’arresto per il giovane 21enne, confermando l’accusa di violenza e resistenza a pubblico ufficiale. La prossima udienza con il rito alternativo per direttissima sarà il prossimo 18 settembre. Soddisfazione da parte di Es Polizia per la decisione del giudice: “Accogliamo con soddisfazione la convalida dell’arresto del giovane che ieri a Vicenza si era intromesso nel lavoro di una volante, intervenuta per sedare una rissa e che, in conseguenza di ciò, gli aveva chiesto di farsi identificare, così come previsto dalla normativa. Il ragazzo aveva cercato di allontanarsi, obbligando gli operatori a bloccarlo, al che aveva reagito violentemente“. Vincenzo Chianese, segretario generale Es Polizia, allontana tutti gli accostamenti del fatto di Vicenza alla vicenda di George Floyd: “Appare incredibile ed assurdo fare parallelismi con il povero George Floyd, che per otto minuti è stato costretto a terra con un ginocchio sul collo, o parlare di un inesistente tentativo di strangolamento del giovane, ma anche solo di aggressione da parte del poliziotto”.
Chianese si allinea al questore di Vicenza e rimanda al mittente qualunque accusa di razzismo, rivendicando l’impegno dei poliziotti nella lotta al crimine sul territorio con imparzialità. Positiva anche la reazione all’annuncio che sarà condotta un’indagine interna per verificare la correttezza dell’operato dell’agente: “Ben venga l’indagine interna disposta dal questore, la polizia di stato è una casa di vetro che non ha nulla da nascondere ma è inaccettabile il solito tritacarne mediatico cui viene regolarmente esposto ogni donna ed uomo in divisa prima che siano verificati i fatti, quasi che ci fosse verso i tutori dell’ordine una sorte di ‘presunzione di colpevolezza’”. A tal proposito, chianese insiste sul fatto che andrebbero puniti i tentativi di screditare gli agenti nel caso specifico, avendo il poliziotto fatto il suo dovere di tutore dell’ordine pubblico. “Si rischia altrimenti che a subire razzismo siano donne e uomini in divisa, sempre nel mirino ad ogni passo”, sottolinea il segretario generale, che fa notare come gli amici presenti, invece si portarlo al ragionamento e convincerlo a mostrari i documenti, lo esortassero a scappare. Chianese fa notare che in quel momento i poliziotti rappresentavano lo Stato italiano: “Smarrire il senso dello Stato è una deriva che può essere molto pericolosa e che deve essere fermata subito”.
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