Clandestini rintracciati in Friuli, sindaco infuriato: “Li porto a Palazzo Chigi, così il governo capisce”
Roma, 12 ago – Ivan Boemo, sindaco di Gonars (Udine), è letteralmente disperato. Dopo aver passato la notte alla guida di un furgoncino del comune per trasferire alcuni immigrati irregolari afghani dalla piazza del paese a una vicina sede della Croce Rossa. Adesso il primo cittadino ha deciso di alzare la voce per far presente al governo che si tratta di una situazione insostenibile. “Pago di tasca mia il bus e li porto (i clandestini, ndr) sotto i portoni di Palazzo Chigi, così al Governo capiranno che l’emergenza migranti è una cosa seria”. Ottimista, visto il torpore che regna sovrano nell’esecutivo giallofucsia. Eppure, a prescindere dall’esito, l’iniziativa annunciata dal sindaco di Gonars già di per sé rappresenterebbe un forte gesto simbolico. Se non altro per attirare l’attenzione su un problema che non sta vivendo soltanto questo comune friulano.
“Prelevati a mio rischio e pericolo”
“Non esiste un protocollo, non sappiamo come muoverci e non ci sono indicazioni – ha tuonato Boemo, sindaco che guida una giunta sostenuta da una lista civica di centrodestra – ringrazio le forze dell’ordine per il sostegno, ma alla fine il problema resta in capo ai Comuni. Stanotte sono andato a prendere il mezzo nel deposito e ho portato i migranti, a mio rischio e pericolo, nel centro dove saranno sottoposti ai tamponi”. Sembra incredibile, eppure sul serio il sindaco ha dovuto muoversi personalmente per trasferire gli immigrati afghani.
Non solo, come da lui precisato, “il costo per la gestione di questi ospiti, che si sono tutti dichiarati minorenni, anche se dall’aspetto non lo dimostravano, è di almeno 80 euro al giorno. Penso che vada cambiata la strategia complessiva, altrimenti di qui a poco il Friuli Venezia Giulia sarà invaso da queste persone, visto che i rintracci sono pressoché quotidiani”. Un dramma che a ben vedere non riguarda soltanto il Friuli Venezia Giulia, ma che i giallofucsia continuano bellamente a ignorare.
Alessandro Della Guglia