Cattedrale di Nantes, l’immigrato ruandese ha confessato: “Ho appiccato io il fuoco”
Nantes, 26 lug – Ha confessato. L’immigrato ruandese volontario della diocesi di Nantes arrestato a seguito dell’incendio della cattedrale cittadina e rilasciato il giorno successivo è stato nuovamente posto in custodia di polizia sabato 25 luglio nelle prime ore del mattino e si è poi dichiarato responsabile del rogo che ha provocato la distruzione dell’antichissimo organo custodito nella chiesa. Lo riferisce Franceinfo.
La confessione
Alla fine di una giornata di udienza, il pubblico ministero di Nantes, Pierre Sennès, ha chiesto il suo collocamento in detenzione. «I primi risultati comunicati dal laboratorio centrale della Prefettura di polizia di Parigi portano a privilegiare la pista criminale», ha precisato il procuratore. L’immigrato, che ha ammesso la sua colpevolezza dichiarando di aver appiccato l’incendio in tre luoghi separati dell’edificio religioso, era stato arrestato una seconda volta nella notte tra sabato a domenica per «distruzione e danni causati dal fuoco». Un crimine che potrebbe costargli fino a 10 anni di detenzione e una multa di 150.000 euro.
Sopraffatto dal “rimorso”
«Il mio cliente ha collaborato», ha dichiarato Quentin Chabert, legale dell’imputato, al quotidiano Presse-Océan. «Confessare il crimine è stato per lui una liberazione. Il mio cliente oggi è consumato dal rimorso», assicura. Un rimorso un po’ tardivo. E dire che l’uomo aveva avuto tutto il tempo di riflettere sulle conseguenze del suo gesto, che non si può definire di certo un’azione dettata dall’impulso, ma anzi studiata meticolosamente – sono stati infatti trovati tre inneschi all’interno della cattedrale.
“Degno di fiducia”
L’uomo «è un ruandese, che ha chiesto lo status di rifugiato in Francia alcuni anni fa. Ha seguito l’iter per l’ottenimento dei documenti come centinaia di altri», aveva spiegato domenica 19 luglio il rettore della cattedrale di Nantes, il padre Hubert Champenois, aggiungendo di conoscere bene quell’uomo di 39 anni, che «serviva messa all’altare» ed era stato l’ultimo a lasciare la cattedrale alla vigilia dell’incendio. «Lo conosco da quattro o cinque anni», aveva insistito padre Champenois, «Ho fiducia in lui come in tutti i collaboratori». Una fiducia decisamente mal riposta.
Nantes è stata solo l’ultima del gran numero di chiese “sotto attacco” in Francia negli ultimi anni. Non solo Notre Dame e la cattedrale di Nantes. Incendi dolosi e atti vandalici hanno colpito decine di edifici religiosi, tra cui la cattedrale di Notre Dame a Nimes e quella di Saint-Alain a Lavaur.
Cristina Gauri