“Coltellate nel parco giochi…” Migranti “cacciano” i bambini
Scivoli e altalene invasi da tende e materassi. Nel giro di qualche mese l’area giochi di via della Riserva Nuova, al Villaggio Prenestino, ha cambiato faccia.
Da punto di riferimento per mamme e bambini è diventata un ritrovo per sbandati e senza fissa dimora. La metamorfosi è avvenuta durante i mesi di lockdown. “I primi migranti sono arrivati ad aprile, alcuni si sono sistemati sulle panchine, altri tra le giostre”, ci spiega una donna che abita nel quartiere.
Almeno quattro di loro ormai vivono tra i giochi in pianta stabile, come testimonia la costellazione di giacigli di fortuna che incontriamo nel giardinetto. Gli altri abitano nel vicino centro di accoglienza e si riversano quotidianamente nel parco per evadere dalla routine. Quando li incontriamo all’interno dell’area verde ci spiegano di aver allestito un mercatino dell’usato. “Veniamo qui perché fa più fresco, vendiamo, compriamo, qualcuno si fa le canne”, racconta uno di loro. Ma stando alle denunce sporte dai residenti la situazione sarebbe più turbolenta.
Un mese fa c’è stato anche un accoltellamento. “Uno di quelli che dorme qui abusa di alcol”, ci conferma un ragazzo del Gambia. “Passano il tempo bevendo, fumando e ascoltando musica a tutto volume – racconta una residente – di notte ormai non dormiamo più tra risse e schiamazzi”. Nei villini che circondano il giardinetto cresce la preoccupazione. Secondo più di una persona l’area giochi sarebbe diventata un punto di riferimento per acquistare e vendere droga. Quel parco giochi ostaggio dei migranti: “Così hanno sfrattato i bimbi”Pubblica sul tuo sito
“Temiamo che la situazione possa degenerare”, commenta Antonio, che abita poco distante dall’insediamento. “Quando vado a buttare l’immondizia – ci confida – ho paura, non so mai che mi trovo davanti”. Qui sono tutti concordi che il parco debba tornare ai bambini. “È inaccettabile che non possano girare liberi a pochi metri da casa”, attacca un altro residente. E poi c’è il rischio sanitario. “Mentre noi osserviamo norme e regole c’è chi passa la giornata assembrandosi senza indossare alcun dispositivo di protezione”, denuncia una mamma.
Qualcuno nei giorni scorsi si è rimboccato le maniche e ha chiesto agli stranieri di mettere ordine tra i dondoli e le panchine. Ma dal Comune non è ancora intervenuto nessuno. “L’area non è compresa nel contratto di servizio di Ama, ma è a tutti gli effetti un’area pubblica”, si lamentano i residenti. Ma se è vero che il Campidoglio non può intervenire in via ordinaria, Maurizio Politi, capogruppo di Fratelli d’Italia in Aula Giulio Cesare ricorda che “per urgenza e tutela della salute pubblica il sindaco può tranquillamente intervenire per ripristinare le condizioni di sicurezza”.
Il Comune deve procedere “immediatamente all’acquisizione dell’area – incalza – si tratta di un semplice passaggio tecnico”. Emanuele Licopodio, del comitato popolare Roma Est punta il dito contro l’ex centro Sprar: “Dovrebbero controllare chi entra e chi esce, non è possibile che in tempi di emergenza sanitaria qualcuno sia libero di bivaccare nonostante i divieti”. “E poi – va avanti – non è possibile che nel raggio di quattro chilometri siano stati aperti quattro centri di accoglienza”. “Così – attacca – viene penalizzato un intero territorio”.
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