Calenda: «A Di Maio non farei gestire neppure un bar. E Conte non dice mai niente, è il vuoto»
Carlo Calenda continua ad esternare a tutto spiano. «Possiamo liberarci dai mostri con la consapevolezza. Il nostro rapporto con la politica è malato. Le politiche del Pd e di Forza Italia non sono sostanzialmente differenti, diano vita a un fronte repubblicano. I decreti sicurezza sono fascisti con Salvini e buoni con il Pd. Non daremmo da gestire un bar a Di Maio ma gli facciamo fare il ministro degli Esteri». Lo afferma, in un’intervista al Corriere della Sera, il leader di Azione. «La destra non è mai stata fascista e la sinistra mai comunista, ma i toni sono quelli di un’altra epoca».
Calenda e i “generatori di caos”
Per Calenda, M5S e Lega sono generatori di caos, ma non di eversione: «Lo abbiamo sperimentato al governo», dice. «Tutto questo rumore di sottofondo non ha prodotto una virgola. Il rischio di una deriva modello Orban c’è. Ma il rischio è alimentato da sinistra: ogni volta che provi una riforma ti dicono che è un colpo di Stato. La sinistra ha voluto superare l’identità repubblicana con un’idea sovranazionale. Però ha creato un varco a sovranisti e populisti. “Prima gli italiani” è uno slogan ovvio. Lo prescrive la Costituzione. Perché considerarlo un attacco alla democrazia?».
Le contraddizioni del Pd
Sugli immigrati, secondo il leader di Azione, il Pd passa dalla beatificazione della Rackete all’inerzia. Questo, «perché, dai tempi di Berlinguer, si pone sul piano morale e non politico. Se sei “i buoni” puoi accettare tutto: i decreti Sicurezza, quota 100, la prescrizione. È il meccanismo delle Sardine». Tra le politiche Pd e Forza Italia non ci sono «differenze sostanziali. È fondamentale che chi si ispira alle stesse famiglie politiche europee costruisca un fronte repubblicano».
Calenda, Renzi e l’audio su Berlusconi
Quanto a Renzi, «ha governato molto bene», afferma Calenda . «Ma non condivido nulla del modo in cui fa politica oggi». Conte invece, continua, «è la persona più distante da me dell’universo. Si arrotola nella retorica, indefinita, magniloquente, vuota. Conte non dice e non decide mai niente». Sull’audio su Berlusconi, rivela che «un pezzo di magistratura vuole moralizzare gli italiani, non perseguire i reati».