Facebook ora censura anche il cippo di El Alamein. Ma dopo le proteste si scusa
Roma, 2 lug – La situazione della libertà d’espressione su Facebook è sempre più grave. Il colosso social di Mark Zuckerberg, infatti, non perde occasione per censurare le notizie, i simboli e gli eventi storici che non gli aggradano. L’ultimo atto censorio si è verificato ieri: il 1° luglio del 1942 ebbe inizio la prima battaglia di El Alamein tra l’Asse e gli Alleati. Fu la battaglia decisiva del teatro africano, in cui i soldati italiani combatterono con valore ed eroismo. Ed è proprio questo il messaggio del famoso cippo che tuttora sorge a El Alamein: «Mancò la fortuna, non il valore».
A Facebook non piace El Alamein
Ecco ieri, in occasione di questo anniversario, migliaia di utenti Facebook hanno condiviso la foto del cippo sui propri profili. E la scure censoria si abbattuta senza pietà: contenuti rimossi perché violerebbero «i nostri standard della community in materia di persone e organizzazioni pericolose», pagine e profili sospesi o bloccati. Di qui l’indignazione delle tante vittime della censura, che hanno presentato ricorso in massa.
Le reazioni della politica
E anche la politica si è mossa, tra cui in particolare Ignazio La Russa: «Ma non lo sanno che la battaglia di El Alamein, in cui mio padre venne fatto prigioniero a Tobruch, venne combattuta quando il fascismo non era ancora caduto? Era quindi l’esercito ufficiale del Regno in battaglia, non quello della tanto contestata Repubblica Sociale Italiana», ha tuonato il vicepresidente del Senato ed esponente di Fratelli d’Italia. Che ha poi spiegato: «Quanta ignoranza sta diventando insopportabile, questo voler a tutti i costi riscrivere e cancellare la storia senza nemmeno poi conoscerla. Una battaglia, quella di El Alamein, in cui gli inglesi resero l’onore delle armi ai combattenti della Folgore e ancora oggi ministri e presidenti del Consiglio rendono omaggio a quegli eroi».
Stupore e indignazione sono stati anche i sentimenti provati da Vittorio Orlando, presidente dell’Anrra, l’Associazione nazionale reduci e rimpatriati d’Africa: «Il taglio della libertà non meriterebbe nemmeno un commento», ha dichiarato Orlando all’AdnKronos. «Il voler censurare a tutti costi persone che ricordano la storia mi fa sorridere veramente. Penso che abbiamo raggiunto livelli imbarazzanti. Questo meccanismo sta prendendo una deriva pericolosa. Sono costernato».
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«Scusate, ci siamo sbagliati»
Ad ogni modo, dopo le numerose proteste e i ricorsi, nella tarda serata di ieri Facebook ha sbloccato pagine e profili, ripristinando le foto precedentemente censurate, e ha porto le sue scuse agli utenti coinvolti: «Si è trattato di un errore. Abbiamo ripristinato i contenuti e ora dovrebbero essere visibili, ci scusiamo per l’inconveniente», è il testo della notifica arrivata ai profili colpiti. Forse Facebook potrebbe passare più tempo a bloccare i segnalatori antifascisti piuttosto che dover chiedere scusa in questa maniera tardiva e anche un po’ imbarazzante.
Vittoria Fiore