Il “ricatto” sui contanti: Conte vuol farli sparire davvero
Conte fa sul serio: i contanti vuole farli sparire. “L’ipotesi su cui si può ragionevolmente lavorare delineando un meccanismo efficace e produttivo di effetti, è di ridurre l’Iva a chi paga con moneta elettronica dando una scossa ai consumi”.
A parlare è il premier Giuseppe Conte, rispondendo al question time alla Camera. “Si potrebbe cioè ricorrere – osserva il premier – a un meccanismo incentivante che consente di rilanciare la domanda modernizzando il Paese, incentivare i pagamenti digitali e quindi far sì che tutti paghino le tasse e tutti possano pagare meno”.
L’obiettivo del governo è di far pagare tutti e consentire a tutti di pagare meno. Il presidente del Consiglio si sofferma poi sulla passerella degli Stati generali. “A Villa Doria Pamphili sono arrivate diverse sollecitazioni proprio in chiave fiscale per rilanciare il Paese. Il non ho mai annunciato una sforbiciata all’Iva, ma ho detto, rispondendo a un giornalista, che si è parlato anche di questo e confermo che lo stiamo valutando in queste ore e in questi giorni”.
L’ipotesi sulla quale è concentrato il governo è quella del cashless legato al taglio dell’imposta, ovvero l’incentivazione della moneta elettronica, “su cui si è già lavorato nella legge di bilancio col cosiddetto bonus befana. L’ipotesi su cui si può lavorare per dare una scossa, una spinta incentivante”.
Da oggi il tetto all’uso del contante scende da 3mila a 2mila euro. Il limite riguarda anche i titoli al portatore in euro o valuta estera. Oltre questa soglia, bisogna utilizzare strumenti tracciabili come un bonifico o, ovviamente, carte di credito e di debito. Non ci sono invece limiti ai prelievi dal proprio conto corrente o ai versamenti, perché in questo caso non c’è il concetto di “scambio”.
La disposizione era stata inserita con la legge di Bilancio del 2020. Legge che ha ritoccato le sanzioni per chi non rispetta questi obblighi, facendo scendere il minimo edittale in ragione di un possibile ampliamento della platea. Dai 3 mila in vigore, è fissato a 2 mila euro per le violazioni commesse e contestate dal primo luglio 2020 al 31 dicembre 2021, poi scenderà ancora a mille euro per quelle successive.
Sempre da oggi, per i commercianti, artigiani e professionisti che hanno l’obbligo di installare il Pos per incassare i pagamenti attraverso gli strumenti elettronici è previsto un credito d’imposta nella misura del 30% dei costi (sia fissi che variabili). Il bonus è previsto per i commercianti e professionisti fino a 400 mila euro di ricavi o compensi. Il fornitore del Pos deve comunicare all’esercente entro il 20 del mese successivo l’elenco delle operazioni tracciabili effettuate, il valore di quelle complessive e quelle riconducibili ai consumatori finali e le commissioni addebitate. In base a questi dati, i commercianti potranno determinare la base di costi sostenuti sulla quale applicare il credito d’imposta al 30%.
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