Usa, il Partito Democratico: “John Wayne era razzista, via il suo nome dall’aeroporto”
Roma, 29 giu – John Wayne era “un razzista suprematista”. Dunque il suo nome va cancellato dall’insegna dell’aeroporto di Los Angeles. La furia iconoclasta, generata dal moto scomposto dei Black lives matter, non risparmia nemmeno un’indimenticabile mito di Hollywood. Accusato post mortem di razzismo, il Duke celebre in particolare per essere stato uno dei principali protagonisti dei film western americani, rischia adesso di subire la damnatio memoriae. Anche perché non si tratta di una delle tante boutade delle ultime settimane promosse da improbabili comitati “antirazzisti”. La proposta in questione arriva direttamente dal Partito Democratico, sezione Orange County, che ha presentato una risoluzione apposita.
Quel “razzista” di Hollywood
Secondo i dem californiani, la rimozione del nome è questione prioritaria (dopo mezzo secolo dalla scomparsa dell’attore) perché John Wayne “aveva una visione suprematista e posizioni chiaramente contro la comunità Lgbt e contro i nativi americani”. In particolare c’è una frase di Wayne (da lui pronunciata nel 1971) presa di mira da chi chiede la cancellazione del suo nome dall’aeroporto californiano: “Non possiamo buttarci in ginocchio e sovvertire tutto in nome della leadership dei neri”. Letta oggi, con i manifestanti Black lives matter che si inginocchiano contro il razzismo, è considerata dai detrattori di Wayne particolarmente offensiva.
Da notare che l’aeroporto fu dedicato all’attore americano nel 1979, ma adesso il Partito Democratico propone di ribattezzarlo Orange County airport. A dirla tutta però, non è la prima volta che in California qualcuno si sveglia all’improvviso e si scaglia contro il Duke. Lo scorso anno, come riportato su questo giornale, ci pensò il Los Angeles Times: “E’ arrivato il momento – tuonava il quotidiano – di togliere il nome di John Wayne dall’aeroporto dell’Orange County. Lo sapevano tutti che era simpatizzante dell’ultra destra, razzista e omofobo”. Proposta che al tempo venne ignorata. Ora chissà.
Eugenio Palazzini