“Il Mes va usato”, “Decido io”. Ora è gelo tra Merkel e Conte
Alla vigilia della presidenza tedesca dell’Union europea, che inizia mercoledì prossimo, Angela Merkel entra a gamba tesa sul governo italiano.
Lo fa su un argomento, l’eccesso ai fondi messi a disposizione dal Meccanismo europeo di stabilità, che è un nervo scoperto per il premier Giuseppe Conte perché ancora oggi divide profondamente la maggioranza giallorossa. “È uno strumento che può essere usato da tutti – ha messo in chiaro la cancelliera tedesca – non lo abbiamo attivato perché rimanga inutilizzato”. Un’ingerenza non indifferente che ha fatto infuriare Palazzo Chigi. “Rispetto le opinioni di Angela – ha replicato – ma a far di conto per l’Italia sono io con il ministro Gualtieri, i Ragionieri dello Stato ed i ministri”. Capitolo chiuso? Mica tanto. Perché le pressioni dei tedeschi sull’Italia non si limiteranno a semplici consigli. Presto passeranno all’attacco.
In vista dell’appuntamento della prossima settimana la cancelliera tedesca ha rilasciato un’intervista a diversi quotidiani europei, tra cui anche l’italiano La Stampa, in cui mette, appunto, al centro il Meccanismo europeo di stabilità. Si tratta di una vera e propria lettera di intenti che investe le future politiche di Bruxelles e, in modo particolare, il piano che l’Unione europea stanno approntando per affrontare l’emergenza economica scatenata dalla pandemia Covid. Ovviamente, la posizione di Berlino non collima con quella di Roma. Le distanze sono abissali. Tanto che basta affrontare una tema caldo come l’accesso al Mes, che il parlamento italiano dovrà votare a metà luglio, per far venire i nervi a fior di pelle a Conte. “È una decisione italiana”, si è limitata a insinuare la cancelliera tedesca. Un’affermazione che assume un carico politico maggiore perché, appunto, rilasciata a una manciata di giorni dall’inizio della presidenza tedesca a Bruxelles. “Non abbiamo messo a disposizione degli Stati strumenti come il Mes o Sure perché restino inutilizzati”, ha poi spiegato andando a pungolare Palazzo Chigi, sapendo di assestargli un colpo basso. Nel giro di breve non si è fatta mancare la replica di Conte che, cogliendo l’occasione della conferenza stampa sul piano per la scuola 2020-21, ha arrogato alla propria poltrona e al governo italiano qualsiasi scelta in Europa. “Sul Mes non è cambiato nulla – ha messo in chiaro – rispetto le opinioni di Angela Merkel, ma a fare i conti sono io, con il ministro Roberto Gualtieri, i ragionieri dello Stato e i ministri”. E ancora: “Lo Sure è un percorso già attivato, sul Mes non è cambiato nulla”.
Il punto è che, dietro alle parole della Merkel, si nasconde tutt’altro che un semplice consiglio ad usare i fondi europei. Fondi che, è bene ricordarlo, devo essere usati solo per la sanità. Non potranno, infatti, essere investiti per far fronte alla crisi economica che rischia di mettere in ginocchio il nostro Paese. La cancelliera tedesca sa bene che con i fondi messi dall’Unione europea non si può fare molto. “Il Recovery Fund non può risolvere tutti i problemi dell’Europa”, ha avvertito sibillina. “Perché l’Europa democratica sopravviva deve sopravvivere anche la sua economia”, ha, quindi, continuato assicurando che “ciò che fa bene all’Europa faceva bene fa bene anche” alla Germania. Ma perché questo avvenga si aspetta riforme consistenti. Soprattutto dall’Italia. “La chiave per il successo – ha concluso – consiste nell’amministrare bene le risorse e incrementare la convergenza nell’Ue”.
La strada delle riforme è l’unica che può convincere i Paesi “frugali” (termine diverso per far digerire quell’austerity che in passato ha fatto non pochi danni) a concedere agli Stati che si affacciano sul Mediterraneo gli aiuti necessari ad uscire dal pantano. Ed è ancora una volta scontro tra il Nord e il Sud dell’Europa. Esattamente come ai tempi della crisi del debito sovrano. Solo che adesso ci troviamo a dover affrontare una crisi che mina l’economia dalle sue fondamenta. E che la Germania vuole usare come un piede di porco per rompere quegli argini che finora hanno tutelato il nostro Paese. Non è, infatti, un caso che lunedì prossimo la cancelliera tedesca si incontrerà, per la prima volta dal vivo dopo mesi, con Emmanuel Macron. Si vedranno al palazzo di Mesenberg a Berlino e metteranno a punto la strategia per portare dalla loro i governi di Austria, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi, ancora restii a dare il via libera al piano da 750 miliardi di euro per sostenere i paesi e i settori più colpiti dalla pandemia. Nei giorni scorsi il presidente francese ha incontrato il primo ministro olandese, Mark Rutte. “Ci sono stati progressi”, hanno fatto sapere dall’Eliseo assicurando che resta l’obiettivo di raggiungere un accordo europeo entro luglio. Ma a quale prezzo? Oltre alle riforme, che a questo punto saranno inevitabili, l’assicurazione di allontanare il più possibile le elezioni. A Berlino sono, infatti, preoccupati di un’eventuale vittoria del centrodestra. La Merkel non vuole, infatti, doversi trovare a trattare con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Quando nei giorni scorsi è stato a Roma, come riportato in un retroscena di Dagospia, il ministro degli Esteri tedesco Hieko Mass lo ha messo in chiaro parlando, “in incontri riservatissimi” avuti “con le alte autorità istituzionali del nostro Paese”. La partita, insomma, è iniziata. E la Germania, come al solito, fa sul serio.
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