Feltri spiega le sue dimissioni: “L’Ordine dei giornalisti ormai è un tribunale speciale”
Roma, 27 giu – Dopo l’annuncio choc di ieri dato in anteprima da Il Giornale, Vittorio Feltri oggi in un editoriale su Libero ha spiegato la scelta radicale di dimettersi dall’Ordine dei giornalisti: “Il dado è tratto. Mi sono dimesso dal Disordine dei giornalisti, perché lo ritengo indegno di avermi tra i suoi iscritti”, spiega l’ex direttore del Giornale e di Libero. “Esso mi ha perseguitato per anni avvolgendomi in una nuvola di fumus persecutionis. Mi ha accusato perfino di aver composto titoli sgraditi ignorando, per sottolineare la sua cultura giornalistica, che il direttore editoriale, quale io sono, fa un altro mestiere e non è perseguibile per i contenuti di un quotidiano, esistendo un direttore responsabile cui per contratto e per legge spetta il controllo di ciò che viene stampato. Questo per dirvi a quale livello sono coloro chiamati a giudicare la correttezza dell’operato dei colleghi”.
La “guerra al vocabolario”
“Me ne vado lo stesso da questa consorteria di gente sconosciuta al pubblico e che nonostante ciò si arroga il diritto di promuovere e bocciare, soprattutto bocciare i cronisti in base alle loro preferenze politiche”, aggiunge Feltri. “Il Consiglio disciplinare dell’Ordine infatti esamina il linguaggio degli articoli e se lo ritiene politicamente scorretto, ovvero non di suo gusto, procede e condanna. L’ente inutile e dannoso si è dato un codice deontologico che si propone di fare la guerra al vocabolario e anche ai concetti che non coincidono con il conformismo progressista dilagante”.
“Un tribunale speciale pronto a colpire gli eretici”
“Io rifiuto questo stile becero e fascista o, meglio, comunista”, conclude Feltri, “e me ne vado per i fatti miei, non voglio più avere che fare con un tribunale speciale pronto a colpire gli eretici. La mia scelta non mi impedirà di esprimere opinioni da libero cittadino e di esercitare le funzioni di direttore editoriale. A questo punto preferisco abbandonare questa gabbia di incompetenti. Alla mia età, 77 anni, si sopporta tutto tranne le persone moleste che mi prefiggo di denunciare non appena la vicenda si sarà conclusa”.
Davide Romano