Salvini: “Maggioranza perde due o tre parlamentari al giorno”. Ecco i numeri (ballerini) dei giallofucsia
Roma, 26 giu – “La maggioranza perde due o tre parlamentari al giorno. Non possono andare avanti molto così“. Matteo Salvini gira il coltello nella piaga dei giallofucsia che devono fronteggiare numeri sempre più ballerini al Senato (e la fuga dal M5S non è finita). “Il governo sta litigando su tutto, sono uniti solo per cancellare i Decreti sicurezza. Che non mi sembra sia una priorità del Paese… Il decreto che stiamo discutendo ora in Aula, siamo a fine giugno, all’inizio si chiamava decreto Aprile. Questo governo non è onestamente più in grado di gestire la situazione. E il resto d’Europa corre”, fa presente il leader della Lega ad Agorà su Rai3. “Le nostre energie in Parlamento le usiamo per portare proposte”, assicura poi Salvini quando gli chiedono di eventuali manovre dell’opposizione per far cadere il governo. Votare un nuovo scostamento di bilancio? “Assolutamente, il primo è passato grazie alla Lega e al centrodestra. Se c’è l’interesse degli italiani e i soldi per le famiglie, la Lega e il centrodestra ci sono. Noi ci siamo ma sembra che questo governo non sia più in grado di gestire questa fase e sarebbe meglio lasciar fare ad altri“, conclude il leader della Lega.
I numeri dei giallofucsia al Senato sono sempre più a rischio
In effetti, quello che dice Salvini – al di là della polemica politica – non è così lontano dalla realtà. Per la maggioranza giallofucsia prende sempre più corpo l’incubo di andare sotto al Senato. Dopo gli ultimi due addii dal Movimento 5 Stelle, i voti sicuri su cui può contare il governo del premier Giuseppe Conte al momento non sono più di 162. Uno solo in più della maggioranza assoluta. Anche se i numeri sono ballerini più che mai. A sentire i 5 Stelle, i giallofucsia sono ottimisticamente sopra i 165. Numeri alla mano, i voti sicuri dei giallofucsia a Palazzo Madama sono 162. Ossia la somma di 95 senatori M5S, 35 del Pd, 17 di Italia Viva, 5 di LeU, 7 del gruppo Misto e 3 delle Autonomie. Pertanto, i partiti di maggioranza come possono salire a 165? Soltanto se i 3 senatori della Svp si schierano definitivamente con i giallofucsia. Finora non è stato così: alla prima fiducia, i tre esponenti altoatesini si sono astenuti; nelle ultime occasioni – è vero – hanno votato a favore. Ma bisogna ricordare che, per esempio, la Svp a Bolzano è alleata al centrodestra. Insomma Conte non può contare a occhi chiusi su questi tre voti.
L’incognita senatori a vita
Discorso a parte quello dei senatori a vita (in passato fondamentali per la sopravvivenza di taluni esecutivi). Allo stato attuale i senatori a vita sono 6: Giorgio Napolitano, Mario Monti, Elena Cattaneo, Carlo Rubbia, Renzo Piano e Liliana Segre. A ben vedere, gli unici due che partecipano con una certa frequenza alle sedute del Senato sono Monti e la Cattaneo (e il primo come sappiamo vota fisso per Conte). Piano e Rubbia, invece, non si vedono quasi mai. Stesso discorso per il presidente emerito Napolitano e la Segre. In conclusione, la maggioranza giallofucsia può arrivare fino a 167 solo con i voti di Monti e della Cattaneo. Altrimenti resta sul filo.
Altri 3 senatori grillini potrebbero prendere il volo
Inoltre nel M5S il fuggi fuggi non è detto che sia finito, anzi. Potrebbero prendere il volo anche i senatori Marinella Pacifico e Fabio Di Micco (a rischio sanzioni del Movimento per i ritardi sulle restituzioni). Stesso discorso per Tiziana Drago, la senatrice grillina secondo voci di corridoio potrebbe approdare al gruppo Misto. Altri 3 senatori in meno per Conte sarebbero davvero un grosso problema Per non parlare del fatto che le truppe cammellate di Renzi (determinanti per la maggioranza a Palazzo Madama) permettono all’ex segretario Pd di alzare ogni volta l’asticella nella trattazione con gli altri alleati giallofucsia. Tira e molla che potrebbe far spezzare la corda. Certo, quando si voterà per la richiesta del famigerato Mes – come è stato già annunciato da Berlusconi – Forza Italia darà il suo supporto a Conte (per compensare gli eventuali “no” dei 5 Stelle). Ma è ancora tutto da vedere.
Adolfo Spezzaferro