Delirio Black lives matter, spunta la lista dei 10 film “razzisti”. E i titoli fanno cadere le braccia
Roma, 26 giu – Se pensavate cha la messa all’indice di Via col vento fosse una mossa inqualificabile, preparatevi, perché ancora non avete visto nulla. Variety, la rivista-culto americana per gli appassionati di cinema di tutto il mondo, ha pubblicato una lista di dieci film «pericolosi» perché razzisti, sessisti, omofobi, transfobici. Da vedere sì, ma previa lettura di «una spiegazione e forniti di un’avvertenza, riguardante razza, sessualità, disabilità e altro ancora». Il marxismo culturale, la demenza ideologica si sono abbattuti quindi anche sui film più famosi e amati dal pubblico di tutto il globo, scansionandoli al microscopio e restituendoli così, ognuno con la propria «colpa» da espiare: (omettiamo Via col vento avendolo trattato ampiamente il altri articoli) 1. Forrest Gump (1994). Il film diretto da Robert Zemeckis e che vide Tom Hanks come protagonista «pur essendo condiscendente con i disabili, i veterani del Vietnam e i malati di Aids», sarebbe reo di appoggiare nientepopodimeno che il Ku Klux Klan: «Il protagonista prende il nome dal nonno Nathan Bedford Forrest, primo sostenitore del KKK», spiega con severità Variety.2. C’era una volta a Hollywood (2019). Difficilmente Tarantino sarebbe potuto sfuggire alle maglie dei filtri politicamente corretti. E infatti è bollino rosso per la pellicola che vede Leo DiCaprio e Brad Pitt come «due ragazzi bianchi di mezza età, impegnati a resuscitare la vecchia Hollywood». Il problema sta nel fatto che il film è ambientato nel 1969, e sarebbe colpevole di dipingere in maniera poco lusinghiera hippies, femministe e sudamericani, questi ultimi ritratti solo come autisti di limousine.
3. Sentieri selvaggi (1956): Bocciatissimo il film di Tom Ford: il veterano della Guerra Civile, John Wayne sarebbe un «razzista che non chiese scusa», e la pellicola rappresenterebbe i nativi americani come «selvaggi».
4. Il silenzio degli innocenti (1991), ha la gravissima colpa di maltrattare i trans. Buffalo Bill, il serial killer, si veste e si trucca da donna, ama solo il cagnolino Precious e balla davanti allo specchio; relegato al ruolo di «cattivo», mette travestiti e transessuali in cattiva luce.
5. Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo (1971). Qui non ci siamo proprio. Brutalità poliziesca a 360°, ci sarebbe da fare un bel rogo con la pellicola del film. Un bel po’ in contrasto con la vulgata corrente del Black lives matter e gli slogan «Defund the police».
6. Colazione da Tiffany, finisce nel gorgo antirazzista. Il ritratto del giapponese, scorbutico dirimpettaio di Audrey Hepburn, veicolerebbe un’immagine grottesca e stereotipata dell’uomo asiatico. Fatto di cui, con buona probabilità, ai giapponesi non frega assolutamente nulla.
7. West Side Story (1957) Non si salvano nemmeno i musical. Nemmeno IL musical per eccellenza, amato da generazioni. Semaforo rosso per le vicissitudini di Tony, Riff e Maria, perché metterebbero in cattiva luce i portoricani «ritratti come membri d’una banda». Ma la storia parla di due bande rivali…
8. Holiday Inn (1942), qua abbiamo addirittura una inqualificabile scena di blackface: Bing Crosby canta con la faccia dipinta di nero per celebrare il compleanno di Abe Lincoln. Al rogo!
9. Indiana Jones e il tempio maledetto (1984): «Spielberg e Lucas sono, in genere, registi compassionevoli, ma qui l’India e i sacerdoti hindu sono stereotipati», sentenzia Variety. Cattivi, troppo cattivi, quelle scene di sacrifici umani e inseguimenti vanno fatte recitare all’uomo bianco, che ha il germe del male e del razzismo nel Dna: a tutti gli altri spetta il mito del buon selvaggio, a cui evidentemente Hollywood crede ciecamente.
Cristina Gauri