La mail che smaschera Di Maio. ​Così ha respinto gli “sgraditi”

Sembrerà paradossale, ma proprio chi si professava come baluardo della democrazia diretta non ha agito mettendo in atto quelli che sono i principi di base per definirsi tale. Stiamo parlando del Movimento 5 Stelle, che soprattutto negli ultimi tempi ci ha abituato a tutto. Nelle scorse ore vi abbiamo parlato dello strano cerchio magico di Di Maio: come mai molti che hanno frequentato il liceo Imbriani di Pomigliano d’Arco insieme all’attuale ministro degli Esteri adesso ricopre cariche istituzionali importanti? E perché è stato fatto fuori dai candidati chi risultava essere sgradito, senza una valida motivazione? Domande a cui non sono ancora seguite risposte, ma che continuano a tormentare la già precaria e animata situazione interna ai grillini.

L’inchiesta de Le Iene parla di Aniello Nazaria, ex attivista pentastellato che non è mai approdato in Parlamento nonostante fosse stato scelto per la Camera dei Deputati: piuttosto che applicare l’articolo 84 della legge elettorale per l’assegnazione dei seggi avanzati in altre circoscrizioni, sarebbero stati applicati altri articoli e criteri con il benestare del M5S. Lui non si è mai abbattuto e perciò si è messo nuovamente in gioco in occasione delle Europee, ricevendo 925 voti dagli iscritti sulla piattaforma Rousseau e classificandosi come primo in Campania. Tutto normale? Sì, se non fosse per quella mail arrivata in cui gli viene contestata una sorta di incoerenza sulla candidatura: “Risposte, chiarimenti, umanità e solidarietà zero. Sono stato fatto fuori senza nemmeno una spiegazione”.

“Fuori dal Movimento, sei un massone”

La curiosità ci ha portati ad approfondire la questione e abbiamo scoperto che non si è trattato di un caso isolato. Anche in Abruzzo si sono verificati episodi simili negli anni scorsi, con candidati che sono riusciti a passare il turno su Rousseau per poi essere cacciati con poche righe di annuncio: “A seguito delle segnalazioni ricevute, e delle ulteriori verifiche effettuate, ti comunichiamo che il Capo Politico ha valutato la compatibilità della tua candidatura con i valori e le politiche del Movimento 5 Stelle, esprimendo parere vincolante negativo sull’opportunità di accettazione della candidatura. Pertanto ti comunichiamo che il tuo nominativo è stato escluso dall’elenco dei candidati”. Solamente il pensiero di Luigi Di Maio era evidente, visto che non sarebbe mai stata fornita alcuna spiegazione reale. Lo sa benissimo Attilio Falchi, che per le Regionali del 2014 scende in campo: il Movimento sceglie di eleggere il candidato presidente e i candidati consiglieri nelle assemblee “in presenza”, lasciando solo lo spareggio finale per il presidente alla selezione sul blog. In ogni provincia, quindi, i meetup si riuniscono per votare i loro candidati consiglieri e il nome del candidato da proporre nelle urne come presidente di Regione. Dopo le sessioni di voto, completato il quadro dei consiglieri, i nomi dei candidati presidente che avrebbero dovuto essere sottoposti a spareggio sul blog risultano essere il suo (per la provincia di Teramo), Antonio Rullo (Chieti), Massimo Di Renzo (Pescara) e Massimo De Maio (L’Aquila).

La prosecuzione delle operazioni per completare il quadro dei candidati avrebbe dovuto riguardare solo loro ma, proprio all’ultimo momento, un semplice “post scriptum” cambia le regole del gioco e – liberalizzando all’improvviso le candidature a presidente di Regione – introduce altri 3 nominativi di soggetti che si sono proposti senza passare dalla volontà della base. Dal famoso post scriptum al voto online degli attivisti passano alcune settimane e ci sono due attività parallele interne, gestite probabilmente dalle stesse persone: “Un’attività promozionale a favore di alcuni anche attraverso l’interessamento diretto di figure autorevoli e un’opera denigratoria nei confronti di altri”. Particolarmente colpito è Attilio Falchi che, dichiarando pubblicamente sul suo cv di essere Cavaliere dell’ordine costantiniano di San Giorgio (S.M.O.C.), viene accusato di essere un massone e chiamato a giustificarsi in assemblea pubblica. L’incontro di tre ore serve all’uomo per spiegare che in realtà l’Ordine Costantiniano di San Giorgio è il più antico ordine cavalleresco della cristianità e il suo titolo di merito è ufficialmente riconosciuto dalla Repubblica Italiana: “I miei detrattori non hanno ottenuto il passo indietro sperato e nessuno ha potuto impedire la mia partecipazione alla fase successiva”.

Alla fine le elezioni on line, chiamate “presidenziarie”, si svolgono con questi risultati: Sara Marcozzi vince con 346 voti, seguita da Attilio Falchi (234) e Massimo De Maio (206). Dal 2014 in poi Falchi mantiene sempre lo status di iscritto certificato, partecipando alle attività su Rousseau e alle previste sessioni di voto senza che nessuno contesti più nulla. In vista delle elezioni Regionali abruzzesi del 2019, decide di ricandidarsi e questa volta le selezioni avvengono direttamente su piattaforma online. Nel mese di agosto 2018 risulta candidabile ed eleggibile ai sensi dello Statuto del Movimento 5 stelle: i risultati ufficiali della seconda votazione decretano il suo diritto ad essere candidato consigliere regionale per il M5S essendosi classificato al quinto posto sui sette complessivi disponibili. Il collegio dei probiviri, però, dopo poco tempo ha apportato un ulteriore “correttivo”, istituendo lo strumento anonimo delle segnalazioni. “Per la prima volta poi sono stato sospeso in via cautelativa sia dall’iscrizione al Movimento sia dalla candidatura, estromettendomi per la seconda volta dalla possibilità di concorrere alle elezioni”, ha spiegato in esclusiva a ilGiornale.it. All’immediato ricevimento delle controdeduzioni alle accuse subite, il collegio dei probiviri si riserva 90 giorni per decidere sull’archiviazione della segnalazione o l’irrogazione delle sanzioni, ovvero il tempo sufficiente per riuscire a non candidare il segnalato. “L’archiviazione delle accuse mosse è giunta tardiva e scontata, però, solo il 20 ottobre 2019. Dieci mesi dopo”.

Quella strana mail

Un altro caso ha riguardato Ubaldo Nappi, architetto pescarese messo alla porta dalle parlamentarie europee. Sulla sua casella di posta elettronica alle 18:22 del 3 aprile 2019 arriva la tanto temuta mail: il suo nominativo è stato escluso dall’elenco dei candidati. Il 29 marzo si era tenuto il primo turno; il secondo turno viene fissato per giovedì 4 aprile. Tutto procede secondo i piani: sulla schermata del blog è possibile vedere la sua foto e consultare il suo curriculum. Poi arriva la frenata: “Mi hanno mandato questa mail. Come si può fare fuori un candidato a 16 ore dal voto sulla piattaforma? Perché mi hanno fatto fuori se prima mi avevano dato il via libera per la candidatura?”. La causa di tale esclusione sarebbe da ricondurre a dei trascorsi politici con Sergio De Gregorio, il senatore di Italia dei Valori famoso per avere contribuito alla caduta del governo Prodi. Ma la versione fornita dai grillini non sarebbe proprio esatta: “L’ho conosciuto nel 2006, quando vivevo in Spagna per lavoro, a Madrid, e mi venne proposta la candidatura alle politiche nell’Italia dei valori-Italiani nel mondo. Ottenni un buon risultato, anche se non venni eletto e lui mi propose di fare il coordinatore degli Italiani nel mondo in Abruzzo”. Come se non bastasse, le accuse riguardano anche la presenza all’intervento di Gianfranco Fini in occasione di una delle tradizionali kermesse di Fli a Mirabello. Una serie di precedenti che lo hanno visto sparire dalla lista dei 10 aspiranti candidati alle elezioni Europee di maggio per la circoscrizione Sud, che hanno passato il primo turno delle “europarlamentarie” del Movimento 5 Stelle votati sulla piattaforma Rousseau.

Nappi viene poi a sapere che ci sarebbero state delle segnalazioni anonime a Roma sul suo passato politico: “Nel Movimento ci sono persone di Rifondazione. Perché io sarei dovuto essere escluso?”. Anche perché è davvero una persona perbene: “Ricordo solo che io non sono mai stato indagato, né condannato, né protagonista di scandali politici. Quello nei miei confronti è stato puro giustizialismo”. L’architetto ci ha raccontato di essere profondamente deluso dal Movimento 5 Stelle: “Credevo che desse opportunità a chi voleva fare politica e non voleva immischiarsi in situazioni di partito”. Anche lui è stato fortemente attratto dal progetto della democrazia diretta, ma ora – dopo le esperienze passate – il suo giudizio non può che essere negativo: “Non esiste. Loro hanno dimostrato di essere una casta: se tu fai parte del loro giro, automaticamente vai avanti; altrimenti sei fuori”. Nappi infine ha commentato l’accordo di governo con il Partito democratico e con Renzi: uno scenario che sembrava assurdo e irrealistico fino a giugno 2019. “A mio avviso hanno fatto il più grande imbroglio politico della nostra storia politica. Si sono presentati in un modo e oggi fanno completamente l’opposto di ciò che hanno detto. Chi fa parte del M5S, pur di restare incollato alla poltrona, è capace di tutto”, ha concluso.

il giornale.it

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