Vittoria della Pernigotti, è salva e non chiuderà. “Il piano di ristrutturazione non prevede esuberi”
Torino, 17 giu – Ottime notizie arrivano dal Piemonte, dove la storica azienda Pernigotti, al centro di una drammatica crisi economica, ha comunicato in videoconferenza con il ministero dello Sviluppo Economico e con le sigle sindacali che il piano di ristrutturazione 2020-2024 non prevederà esuberi: con un mirato ricorso alla cassa integrazione straordinaria, non più connessa allo stato di crisi ma alla riorganizzazione industriale e che sarà impiegata per un anno per 50 dipendenti della sede milanese e 59 di quella di Novi, sarà possibile riorganizzare il ciclo produttivo seguendo due linee di azione: una concernente le tavolette di cioccolato e l’altra le creme spalmabili, elemento questo di particolare interesse poiché fino ad ora esternalizzato in Turchia dopo il passaggio di proprietà della società ai turchi e che invece ora tornerà a Novi Ligure.
Partner strategici della ripresa economica della Pernigotti la Optima, riminese, e la torinese Spes cioccolato. Grande soddisfazione è stata espressa dai sindacati che hanno sottolineato come la battaglia abbia, alla lunga, pagato e che quanto raggiunto fosse il massimo auspicabile.
Merita certamente ricordare come la travagliata vicenda della Pernigotti, con il passaggio di proprietà ai turchi nel 2013, abbia visto giocare un ruolo negativo all’Unione europea, la quale con il regolamento n. 274/2012, che disciplina l’ingresso di prodotti alimentari nel territorio Ue, ha nei fatti agevolato la esternalizzazione di una filiera produttiva della Pernigotti verso la Turchia, al fine di sopportare meno costi e meno controlli. Nel caso di specie, vennero allentati, in maniera assai significativa, i controlli di ordine sanitario nei confronti delle nocciole prodotte in Turchia, cosa che ha agevolato il passaggio degli stabilimenti dall’Italia alla Turchia stessa a discapito della qualità del prodotto finale posto che le nocciole italiane sono da sempre ritenute qualitativamente superiori a quelle turche.
Nonostante massicci investimenti dell’azionista di maggioranza turco Toksoz, la Pernigotti si è per anni trascinata con un bilancio economico gravemente negativo, tanto da aver costretto negli anni alla dismissione di alcuni impianti industriali e dell’intera divisione gelati. Misure che però non sembravano aver dato i frutti sperati. Quindi la soddisfazione ora può davvero dirsi doppia: sia per il salvataggio del marchio e dei connessi posti di lavoro, sia per il ritorno in Italia.
Cristina Gauri