Sui soldi dal Venezuela i Cinquestelle si difendono come “quelli di prima“
Indossano i guanti antiCovid e quindi è difficile mostrare le mani pulite, ma la giornata di ieri è stata abbastanza chiarificatrice sull’ipocrisia dei Cinquestelle. La storia dei finanziamenti dal Venezuela – tre magnifici milioni e mezzo – ha avuto l’effetto di un terribile scapaccione. Inevitabili le urla al Gomblotto, come è abitudine della Gran Casa degli Onesti per Statuto.
La faccia più tosta è stata quella del cosiddetto ministro della giustizia. Alfonso Bonafede, che subito ha sparato a zero su chi chiede notizie sulla denuncia del giornale spagnolo “ABC”, e ha grondato vergogna per la memoria di Gianroberto Casaleggio.
Cinquestelle in difficoltà sui soldi dal Venezuela
Il guardasigilli – poveri noi – aveva appena festeggiato la fine delle trasmissioni di Giletti, l’unico a chiedergli conto delle nefandezze a via Arenula, e non si rende conto che semmai deve spiegare lui perché non è stata ancora aperta alcuna inchiesta. Se la storiaccia dei finanziamenti venezuelani avesse riguardato qualunque altro partito, i suoi compari di partito avrebbero già strillato ladri. Ora non si può neanche chiedere se è vero quello che abbiamo letto.
Li hanno presi questi soldi? È presto per dire se i Cinquestelle hanno addirittura perso la verginità morale. Ma è un dettaglio, anche se davvero grave. Perché la loro responsabilità sta nel sostegno ai regimi più sanguinari che ancora stanno in piedi. Adorano la Cina, occhieggiano all’Iran e sono proprio amici di Maduro e compagnia. Poi si chiedono perché si è portati a credere naturalmente a certe notizie.
E giù minacce di querele, da Casaleggio in giù, come se questo mondo debba essere trattato in modo diverso da come loro trattavano “quelli di prima”. Sicuramente sarà tutto falso, ma potete aspettare almeno di fare i classici cinque minuti di vergogna prima di farci credere che voi quelli come Maduro siete disponibili a sostenerli persino gratuitamente?
“Non ci faremo processare”, già sentito…
La cosa più incredibile di questa storia latinoamericana sta nella pretesa di considerarsi ingiudicabili. I Cinquestelle sono onesti a prescindere, guai a dubitare. “Non ci faremo processare”, dicevano nella Prima Repubblica, ma il loro atteggiamento non è poi così diverso.
E’ un altro tassello che scompone il mosaico della rivoluzione. Una dopo l’altra svaniscono le promesse di cambiamento. E il solo fatto che possa essere ritenuta credibile una maxitangente dal Venezuela mette a nudo la favola. Certo, ci penserà stamane Travaglio a dare le parole d’ordine contro lo smarrimento dalle colonne del Fatto Quotidiano. Ma ci vuole qualcosina in più.
Ad esempio, è necessario – diciamo – che un partito che ha indicato il presidente del Consiglio di ben due governo e ora detiene il ministero degli esteri, ha il dovere di presentarsi in Parlamento a chiarire che cosa può essere accaduto. Ad esempio, se c’è stata chissà quale relazione tra il loro sostegno a Maduro e l’ostilità verso Guaido’ e i quattrini di cui si vocifera.
Serve coraggio per andare alle Camere a raccontare la verità. Non scappare. Perché chi ha predicato trasparenza ora non può tradurla con omertà. Le querele annunciate dai Cinquestelle sui soldi dal Venezuela sono solo una forma di intimidazione: è lo stesso metodo di “quelli di prima”.