La (nera) profezia di Ichino: “In arrivo ondata di licenziamenti”

Non ci sono prospettive rosee all’orizzonte per il mercato del lavoro italiano. Il mondo dell’occupazione tricolore, già in difficoltà, è stato travolto dall’emergenza sanitaria e dalla crisi economica causa pandemia di coronavirus e adesso gli scenari attuali e futuri fanno paura.

L’incubo del Covid ha messo in ginocchio il Paese, le aziende, gli imprenditori, i lavoratori e le famiglie, costrette a vivere in un limbo da marzo. Il governo ha promesso aiuti e per quanto concerne il mondo del lavoro ha imposto alle imprese il divieto di licenziare, caldeggiando gli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione. Che però non sarà e non può essere infinita: dopo l’estate, infatti, scadrà. E sarà allora che, anche secondo Pietro Ichino, si avrà una raffica di licenziamenti.

Intervistato dal direttore di Libero Pietro Senaldi, il noto giuslavorista dice che a settembre – o quando scadrà il divieto di licenziare – sarà “inevitabile” l’ondata di licenziamenti e che “prorogare il blocco, con l’integrazione salariale necessariamente connessa, sarebbe un errore”. Un errore perché – dice l’ex parlamentare del Pd – “in molti casi l’integrazione salariale quasi automatica genera un incentivo perverso all’inerzia o alle attività pagate fuori-busta. Piuttosto, meglio lasciare che cessi il blocco e rafforzare il trattamento di disoccupazione e i servizi per l’impiego”.

Dunque, nel prosieguo della chiacchierata, l’esperto si focalizza proprio sul blocco dei licenziamenti come (non) ricetta per la ripresa economica: “In tempi normali, il divieto è utile solo contro i licenziamenti discriminatori, di rappresaglia, o comunque dettati da motivi illeciti. Al di fuori di questo, può fare solo danni: molto meglio il filtro costituito dall’indennizzo a carico dell’imprenditore. La sicurezza economica e professionale delle persone che vivono del proprio lavoro non si può garantire ingessando i rapporti, ma solo sostenendole efficacemente nella transizione dalla vecchia occupazione alla nuova”.

Ichino, che ha recentemente dato alle stampe “L’intelligenza del lavoro”, è uno dei grandi assenti degli Stati Generali annunciati dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il professore, quindi, non potrà dare i propri spunti e un proprio contributo al piano che vuole – almeno a parole – rilanciare il Paese. Nell’intervista, comunque, Ichino fa la sua proposta al governo, caldeggiandolo in primis a ridurre sensibilmente le tasse su impresa e lavoro.

Poi, arriva l’invito all’esecutivo a “investire molto di più per innervare il mercato del lavoro dei servizi indispensabili, che oggi difettano drammaticamente. È irragionevole che in questo momento, nel quale troviamo con facilità decine di miliardi da spendere per le politiche passive del lavoro, cioè per il pur necessario sostegno del reddito di chi è senza lavoro, non troviamo neanche un euro da investire sulle politiche attive”. Questo perché, conclude il giuslavorista, tuttora in Italia mancano “servizi efficienti e capillari di informazione, orientamento professionale, formazione mirata specificamente agli sbocchi occupazionali esistenti, quindi organizzata in collaborazione con le imprese interessate. E della quale si controlli a tappeto la qualità, cioè si rilevi sistematicamente il tasso di coerenza tra formazione impartita e sbocchi occupazionali effettivi”.

il giornale.it

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