È morto Jean Raspail, lo scrittore che aveva profetizzato la catastrofe dell’immigrazione
Parigi, 13 giu – Si è spento oggi Jean Raspail, esploratore e scrittore francese di grande successo che molto ha fatto discutere per le sue posizioni politicamente scorrette. Raspail, nato nel 1925 nel piccolo comune di Chemillé-sur-Dême, aveva 94 anni ed è morto a Parigi nell’ospedale Henry-Dunant. Lo scrittore ha segnato uno dei punti più alti della letteratura francese contemporanea, riuscendo con la sua arte a piegare anche l’ostilità dei tanti globalisti che mal tolleravano le sue idee.
Raspail esploratore e romanziere
In giovane età, Raspail partirà alla volta del mondo e di quelle terre isolate che tanto lo affascinavano. E infatti i suoi primi contributi letterari sono dei reportage. Con lo zaino in spalla, l’esploratore francese arriverà nella Terra del Fuoco, nelle Antille, in Alaska, sulle sponde del lago Titicaca e a Macao. Un cuore avventuroso, quello di Raspail, che riuscirà a trasfondere questo spirito anche nei suoi romanzi. Uno di questi, Moi, Antoine de Tounens, roi de Patagonie (1981), sarà premiato dall’Académie française, che nel 2003 gli conferirà un prestigioso premio per tutta la sua opera letteraria.
Il campo dei santi e le profezie sull’immigrazione
Cattolico e monarchico, Raspail ha anche fatto parte del comitato d’onore del Circolo nazionale Giovanna d’Arco, affiliato al Front national, e per questo è stato più volte preso di mira dai gendarmi del politicamente corretto. Del resto, il suo capolavoro assoluto, Il campo dei santi, già nel 1973 aveva previsto con lucidità profetica la catastrofe dell’immigrazione, mandando su tutte le furie i fan dell’accoglienza. Non pentito, nel 2011 Raspail fece ristampare il romanzo aggiungendovi un’introduzione dal titolo Big Other («il grande Altro»), con chiara allusione al Big Brother («grande fratello») di George Orwell. Con quest’opera, quindi, Raspail entra di diritto nella grande tradizione letteraria distopica che ha profetizzato i cataclismi provocati dall’immigrazione di massa. Ci mancherà.
Valerio Benedetti