Dal “Palamaragate” a Bibbiano: i magheggi per orientare le sentenze e ingrassare il sistema degli affidi
Roma, 13 giu – Il Palamaragate ha mostrato come un pezzo deviato dello Stato controlli la Magistratura, Csm, servizi segreti, forze di polizia, funzionari pubblici e giornalisti. La bufera che ha travolto Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati ed ex membro del Csm, componente della corrente Unicost, squarcia il velo sugli intrallazzi e sulla corruzione del sistema giudiziario. E a mettere in croce l’uomo dalle mille trattative sono le intercettazioni telefoniche strumento invasivo e anticostituzionale, un sistema voluto e sostenuto dai magistrati e da Palamara. E’ il karma.
Torniamo a parlare di Bibbiano
Partiamo quindi da questa evidenza per tornare a parlare di Bibbiano, affidi e Tribunali minorili, dove tante sentenze, spesso, compiono inspiegabili slalom per concludersi con decisioni che portano all’allontanamento ingiustificato dei bambini dalle famiglie. Strumento che potrebbe certamente chiarire misteriose sentenze decise al telefono fra giudici, avvocati e tecnici.
Riferiva l’avvocato Carlo Taormina: “Nei tribunali per minorenni vi giungono magistrati che non hanno capacità o non hanno voglia di far nulla. Vengono mandati lì dalle correnti dell’Anm perché ritenuti lo scarto della magistratura. Il problema serio è che in realtà la magistratura minorile, per non fare niente e per non avere fastidi, ha appaltato tutte le sue funzioni alle varie figure di ausiliari nei settori dell’affidamento dei minori, delle adozioni, dell’esistenza sociale, delle professionalità specifiche, delle indagini e dei controlli psichiatrici e psicologici, delle case famiglia, dei casi di violenza. Ognuno di questi referenti fa quello che vuole e i magistrati minorili firmano. Il fatto è che ciascuno di questi riferimenti ausiliari corrisponde a grossi interessi economici per cui la corruttela è la caratteristica dilagante in tutti i Tribunali dei minorenni”.
Un giro d’affari miliardario
I magistrati che approdano nei Tribunali per minorenni sono, in grande maggioranza, formati dal consiglio superiore della magistratura e dalla scuola superiore della magistratura. I formatori più gettonati negli ultimi trentanni sono stati i consulenti appartenenti al Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia il cui metodo è incentrato sulla convinzione che l’abuso sui minori, che va dal maltrattamento a quello sessuale, sia un fenomeno diffuso e in grande prevalenza sommerso che si consuma nella famiglia. Il minore che rimane incastrato in questo meccanismo è, per lo più, un figlio che si trova all’interno di una coppia in conflitto, mentre è in corso una separazione o un divorzio. Un disaccordo che, alle volte, è alimentato anche dagli avvocati o dagli operatori, che arrivano ad architettare vere e proprie calunnie per danneggiare l’altro partner. L’accusa che va per la maggiore è la violenza sessuale sul figlio che porta direttamente l’accusato ad essere separato dal bambino aumentando l’ostilità nella coppia fino a privarli del figlio. Il giro economico che gravita intorno al sistema affidi, fatto di comunità protette, esperti e operatori, è stimato in diversi miliardi di euro ed è un meccanismo ben tollerato da giudici e magistrati.
L’avvocato Cristina Franceschini, incrociando alcuni dati, era arrivata a scoprire che oltre 200 giudici minorili onorari avevano rapporti professionali ed economici con strutture che accolgono bambini. Così come molti pubblici ministeri nominano sempre gli stessi professionisti che redigono Ctu corrette per ottenere gli affidamenti in comunità. Ad esempio, Claudio Foti diventato noto con il caso Bibbiano, non solo ha tenuto, per anni, sessioni di formazione ai magistrati, operatori, avvocati e tutto l’indotto che gravita intorno al sistema affidi ma ha a lungo collaborato con Pietro Forno, discusso Pubblico Ministero con forti legami con esponenti politici, prima Pds poi Pd, (la parte politica ben disposta verso esperimenti sociali sulla pelle dei bambini). La gran parte delle relazioni di Foti e Forno su casi di minori si sono concluse, quasi sempre, con la separazione dei piccoli dalle famiglie e affidati a centri dove è capitato lavorassero gli stessi periti.
Anche Federica Anghinolfi la psicologa responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza balzata alle cronache con lo scandalo “Angeli e Demoni” aveva importanti legami con esponenti di spicco del Partito Democratico, tra i suoi mentori troviamo Roberta Mori e Sandra Zampa entusiaste del metodo emiliano che, tra le altre cose, prevede che i minori tolti alle famiglie, una volta allontanati, debbano eliminare il legame con le figure genitoriali biologiche, per abituarli a credere che è meglio vivere lontano da papà e mamma, perché sono cattivi, che dovranno crescere lontano da loro in famiglie con cui non hanno nessun legame, anche presso famiglie omogenitoriali, dove le figure di papà e mamma possono cambiare e mutare a seconda degli eventi. Principio caposaldo dell’ideologia gender già in essere al Forteto.
La visione della società nuova che la psicologa andava illustrando alle varie Feste dell’Unità a cui era invitata era così apprezzata che la Anghinolfi era riuscita a presentare progetti specifici in collaborazione con comune e provincia di Reggio Emilia, ufficio scolastico, azienda ospedaliera, Tribunale, Ausl, carcere e Università.
“Non esiste un caso Palamara. Esiste un problema di spartizione delle nomine che va cambiato”. Ha dichiarato in un’intervista a Il Riformista la dem Anna Finocchiaro. Anche il caso Bibbiano non esiste, secondo la commissione interna al Pd, che al termine dei lavori ha decretato che ciò che è successo nella Val d’Enza era regolare e che i fatti contestati sono da attribuire a “mele marce”. La colpa quindi è dei servizi sociali e delle maestranze. Ma volendo rappresentare graficamente la situazione: se alla base ci sono bambini e famiglie, poi al centro la fascia intermedia formata dai cattivi operatori, in cima alla piramide chi c’è?
Antonietta Gianola