L’assist di Amazon a Black lives matter. Niente riconoscimento facciale per i rivoltosi
Roma, 12 giu – Che strana questa «rivoluzione» cavalcata dal Black lives matter, che vede le più potenti multinazionali esistenti sul globo fare a gara per supportarla e pubblicizzarla. Il tutto in maniera disinteressata, figuriamoci, da che mondo e mondo il capitalismo è noto per sostenere cause senza aspettarsi un proprio tornaconto.
Prendiamo, ad esempio, la più grande compagnia di e-commerce del mondo, il gigante assoluto delle internet company, Amazon. Nell’ottica di un appoggio alla «rivoluzione nera» sorta in seguito alla morte di George Floyd, la multinazionale di Jeff Bezos ha vietato alle forze dell’ordine l’uso della sua tecnologia di riconoscimento facciale Rekognition, se il fine è quello di individuare e punire i dimostranti più violenti che nei giorni scorsi hanno ridotto molte città Usa ad un cumulo di macerie.
Chi ha il coraggio di ostacolare la «rivoluzione»?
Amazon afferma di aver preso questa decisione per dare al Congresso degli Stati Uniti «tempo sufficiente per mettere a punto le regole appropriate» sull’utilizzo etico di questa tecnologia. Sulla carta, si parla di «utilizzo etico» e motivazioni umanitarie, ma in sostanza Amazon si è voluta parare il fondoschiena nel bel mezzo delle polemiche riguardanti il rischio che i software per il riconoscimento facciale favoriscano l’aumento di violazioni dei diritti umani delle minoranze. La decisione del colosso non è isolata, ma segue quella presa martedì scorso dalla Ibm, che per prima aveva annunciato il divieto di ricorrere alle proprie tecnologie invitando al «dialogo nazionale». Ma li capiamo: nessun gigante capitalista, in questo delicato momento, sarebbe particolarmente ansioso di finire sul banco degli imputati per aver ostacolato la «rivoluzione».
«Stiamo spingendo per normative governative più rigorose sull’uso etico delle tecnologie di riconoscimento facciale e il Congresso sembra pronto a raccogliere la sfida. Speriamo che questa moratoria di un anno possa dare al Congresso tempo sufficiente per attuare le regole appropriate e siamo pronti a fornire aiuto se richiesto», è quanto comunicato in una nota della società di Seattle. Amazon ha però fatto sapere comunque che Rekognition potrà continuare ad essere utilizzato per contrastare la tratta di esseri umani e per ritrovare bambini scomparsi.
Memoria corta
A quanto pare, però, Bezos ha la memoria corta, visto che a partire dal 2013 ha prosperato lavorando in combinato con il dipartimento Immigrazione (Ice), la società Palantir e la polizia di frontiera vendendo loro Rekognition e Aws, per permettere il riconoscimento facciale di immigrati e altre persone potenzialmente ‘pericolose’. Ne era seguita persino una infuocata campagna di contestazione e boicottaggio nata all’interno della stessa Amazon, portata avanti da dipendenti inquietati dalla deriva etica intrapresa.
Cristina Gauri