Caso Martina Rossi, morì cadendo da un balcone: assolti in appello i 2 imputati

“Martina Rossi non sfuggiva a uno stupro quando morì”. Così la Corte d’Appello di Firenze ha ribaltato la sentenza di primo grado per la morte della giovane studentessa genovese, precipitata dal terrazzo di una camera di albergo a Palma di Maiorca (Spagna) il 3 agosto 2011.

Accusati di tentata violenza sessuale di gruppo, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, 29enni di Castiglion Fibocchi (Arezzo), sono stati quindi assolti. In primo grado, il 14 dicembre 2018, i due imputati erano stati condannati dal Tribunale di Arezzo a sei anni di reclusione ciascuno per tentata violenza sessuale e per aver causato la morte della giovane in conseguenza di un altro delitto (quest’ultimo reato si è poi estinto per intervenuta prescrizione).

Secondo il sostituto procuratore generale Luciana Singlitico, che nell’udienza dello scorso 17 febbraio aveva chiesto la condanna a tre anni ciascuno per i due giovani, Martina sarebbe caduta dal terrazzo nel tentativo di fuggire ad uno stupro. La notte del 3 agosto del 2011, di ritorno da una serata in discoteca, la ragazza salì in camera dei due giovani perché nella sua le amiche erano in compagnia degli altri due ragazzi della comitiva di aretini e avevano formato due coppie. Secondo l’accusa, la giovane sarebbe stata oggetto di un tentativo di stupro (a provarlo, i pantaloncini che le erano stati sfilati e non furono mai ritrovati e i graffi al collo di Albertoni). E così Martina avrebbe tentato una fuga disperata scavalcando il balcone. In preda alla paura e tradita dalla scarsa vista, perse l’equilibrio e cadde nel vuoto dal sesto piano.

I legali della difesa invece hanno sempre parlato di suicidio: il muretto che separava le due camere (un divisorio di circa un metro di altezza e quaranta centimetri di larghezza) poteva essere scavalcato con facilità. Fin da subito, i due imputati si sono proclamati innocenti e la difesa ha sostenuto che Martina Rossi si sarebbe tolta la vita perché in preda a una forma di depressione e dopo aver assunto droga, ipotesi sempre negata dai genitori della giovane. Ma le indagini della procura di Arezzo avevano stabilito che non poteva trattarsi di suicidio o incidente e che dal balcone Martina Rossi era scivolata perché terrorizzata.

Ora la Corte d’Appello ha ribaltato tutto. “Hanno infangato l’onore di Martina” ha commentato il padre della ragazza, Bruno Rossi, uscendo dall’aula del tribunale di Firenze insieme alla moglie. “Martina non c’è più e non c’è più neanche la giustizia, non so cosa pensare. La giustizia italiana ora si è interrotta sul lavoro fatto in precedenza dalla Procura di Arezzo. Sono arrabbiato per assoluzione perché il fatto non sussiste, vuol dire sostenere che è volata giù da sola”. Soddisfatti invece gli avvocati della difesa: “Dopo nove anni in cui sono stati additati come assassini e stupratori, finalmente a questi due ragazzi viente riconosciuta la loro innocenza”. “È la fine di un incubo durato nove anni”, ha affermato Luca Vanneschi.

il giornale.it

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