Sbarchi di clandestini e rivolte: Lampedusa specchio dell’Italia

Lampedusa nel vortice della sofferenza. Si fa sempre più delicata la situazione nell’isola maggiore delle Pelagie e la causa, inutile a dirsi, è legata al flusso continuo degli sbarchi dei migranti che arrivano dal Mediterraneo. La situazione è degenerata in coincidenza della fine del lockdown e, da allora, non ha accennato a rallentare.

Lampedusa, già martoriata da una forte crisi economica dovuta all’emergenza sanitaria nazionale che ha “impedito” ai turisti di potervi accedere, non solo si ritrova a fare i conti con delle perdite non indifferenti ma deve anche affrontare il fenomeno degli sbarchi . Questi ultimi hanno raggiunto numeri così importanti al punto da generare preoccupazione ma anche malcontento fra la popolazione, già abbastanza affaticata per via della situazione sopradetta.

Nel mese di maggio, in forma pacifica, sono esplose le proteste dei cittadini attraverso una manifestazione. Tutti hanno cercato di richiamare le attenzioni del governo nazionale perché l’isola, che vive di turismo e di pesca, si è ritrovata senza quegli aiuti che erano stati garantiti. In tutto ciò il territorio ha dovuto fare i conti con diverse centinaia di migranti in arrivo che avrebbero potuto e, possono ancora creare, problemi alla salute pubblica vanificando gli sforzi sostenuti durante la fase più importante dell’emergenza sanitaria. Ma la manifestazione non ha portato a nessun risultato sperato: la crisi economica continua e con essa anche gli sbarchi. Dunque, nei giorni da poco trascorsi i lampedusani sono passati ai gesti più forti. Prima con l’oscurazione della Porta d’Europa, simbolo dell’accoglienza dei migranti, e poi, nel fine settimana, con l’incendio delle barche usate dai migranti per approdare a Lampedusa. Le imbarcazioni erano accatastate nell’aria adiacente al campo sportivo e nello spazio del deposito di Capo Ponente. C’è voluta una notte per spegnere le fiamme.

Aumenta il numero degli sbarchi

Soltanto il giorno prima dell’incendio a Lampedusa erano giunti 50 migranti a bordo di un’imbarcazione approdata a Cala Madonna. Un’altra, con circa 60 persone a bordo, era stata raggiunta dalle motovedette della Capitaneria di Porto a poche miglia dall’isola. Ma questi sono stati gli sbarchi più recenti. Dall’inizio dell’anno ad oggi sono 5472. Più del doppio dell’intero 2019. Il dato è preoccupante proprio ala luce del fatto che sono trascorsi i primi sei mesi di questo 2020. L’impennata degli arrivi dal Mediterraneo ha avuto inizio nella prima decade di aprile raggiungendo il clou a maggio. Ad oggi, rispetto ad un mese fa non è cambiato nulla e le condizioni meteo che, per i prossimi giorni promettono alte temperature e mare sereno, non lasciano presagire nulla di buono per i prossimi arrivi. Migranti che sbarcano a LampedusaPubblica sul tuo sito

Un’isola lasciata sola

A fine aprile, raggiunto telefonicamente, il sindaco Salvatore Martello aveva previsto l’andamento dell’attuale situazione sull’isola: “Qui abbiamo tre emergenze – diceva poco più di un mese fa – Sanitaria, migratoria ma soprattutto economica. E se non si risolve quest’ultima, temo per l’ordine pubblico”. Martello conosce bene la sua isola, ma soprattutto ben comprende le dinamiche di un territorio tanto piccolo quanto complesso come quello lampedusano. E le sue parole sono risultate profetiche. Soprattutto perché a risaltare è stato ad un certo punto quel senso di isolamento che, soprattutto su questa isola, spesso accompagna la malinconia dei suoi cittadini.

Qui ci si sente lasciati soli, abbandonati a sé stessi, fuori da ogni logica politica ed amministrativa del resto del Paese. Per questo anche in passato da Lampedusa sono usciti fuori non pochi curiosi paradossi, come quello della prima senatrice della storia dell’isola eletta nel 2008 tra le file della Lega, quando ancora il carroccio era di Bossi e non si era aperto a livello nazionale. Lei, l’ex senatrice Angela Maraventano, aveva proposto tra le altre cose il passaggio delle Pelagie alla provincia di Bergamo.

Questo ben fa comprendere il sentimento di abbandono che da sempre si vive da queste parti. Oggi questa sensazione si sta sfogando negli atti descritti ad inizio articolo. E ad ogni nuovi sbarco, questa sensazione sembra acuirsi: “Non è razzismo – spiega un albergatore – Solo che qui la gente vede negli approdi dei migranti la volontà del governo e dello Stato di fare di Lampedusa un parcheggio per questi poveri disperati. E così si infiammano gli animi”. L’emergenza sanitaria ha poi fatto il resto: “Provi lei – dice ancora l’albergatore al telefono – A stare chiuso per settimane in un’isola mentre incombe una pandemia. La paura ed il nervosismo hanno preso il sopravvento”.

C’è chi, tra i cittadini di Lampedusa, non sopporta l’idea di aver visto in queste settimane molti migranti in giro dopo diversi sbarchi autonomi, mentre i propri figli non hanno potuto incontrare amici e compagni di scuola. Una tensione latente, che da queste parti non si vedeva da tempo, almeno dal 2011. In quell’anno le rivolte della primavera araba hanno fatto scappare dall’Africa migliaia di persone, riversatesi su un’isola che ad un certo punto si è trovata davanti la classica “tempesta perfetta” a livello sociale. Disordini, timori per le ripercussioni sul turismo ed interventi con il contagocce da parte dello Stato, hanno reso nove anni fa Lampedusa un territorio vittima dell’intero contesto geopolitico mediterraneo. Il timore da parte di molti, è che durante l’estate la situazione possa degenerare: il bel tempo porterà sempre più persone ad intraprendere le traversate, i lampedusani sanno già di doversi attendere un’estate di passione da questo punto di vista e con un’economia bloccata dalle misure anti Covid la polveriera potrebbe esplodere da un momento all’altro. Ed i primi segnali sono già arrivati.

Lampedusa specchio d’Italia?

A ben guardare i motivi latenti di un’insofferenza che inizia ad essere manifestata in modo molto duro, si potrebbe dire che forse a Lampedusa si stanno solo anticipando i tempi. Qui, in piccolo, è subito accaduto quello che a breve in Italia, in grande, sarà ben manifestato. Ossia, l’impoverimento dell’economia e l’insofferenza della popolazione nella fase post emergenza sanitaria potrebbero paventare scenari molto difficili, anche sotto il profilo dell’ordine pubblico.

“Sa da dove viene almeno l’80% dei turisti che abbiamo qui? – chiedeva Martello ad aprile durante l’intervista telefonica – Arrivano da Bergamo, dalla Lombardia, dal Piemonte. Arrivano dal Nord e questa estate ne vedremo pochi”. Molte strutture alberghiere rischiano la chiusura, molte attività legate al turismo vivono momenti di grave crisi. E qui la gente ha paura di non avere più lavoro, di non riuscire a far quadrare più i conti.

Lampedusa è un contesto più piccolo, dove le tensioni possono dunque svilupparsi più rapidamente ed essere ben manifeste in modo altrettanto rapido. Ma quanto sta accadendo qui ha le stesse dinamiche di quanto sta avvenendo a livello nazionale, con il turismo in crisi e le attività economiche e commerciali in ginocchio dopo la fase più acuta dell’epidemia. Ed è questo quello che, guardando Lampedusa, fa più paura a livello nazionale: le tensioni esplose sull’isola potrebbero soltanto aver anticipato di qualche settimana o mese ciò che accadrà nel resto del Paese.

il giornale.it

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.