Auto guasta, posteggia male: «Insultato e colpito alla testa»
«Una breve storia che ha dell’incredibile». L’incipit non poteva essere più azzeccato. A raccontare su Facebook la vicenda che lo ha visto (suo malgrado) protagonista due giorni fa in corso Buenos Aires, intorno alle 13.30, è Bruno Varacalli, il giovane poliziotto calabrese della questura di Milano che il 5 settembre 2017, mentre rientrava dalle ferie in moto, venne travolto in autostrada dallo pneumatico esploso di un tir e, una volta a terra, investito da un altro mezzo pesante.
Gli è stata amputata la gamba destra ma con tenacia ha affrontato otto interventi, ha raccontato la sua storia nel libro «Un poliziotto sempre in pista» (in alto la foto in copertina) ed è tornato in servizio a fine maggio 2019. Era fuori turno venerdì pomeriggio, quando la sua auto si è bloccata per un guasto in corso Buenos Aires, all’altezza del civico 60, quasi all’incrocio con via Spontini. «Ero felice perchè da l’ a qualche minuto avrei riabbracciato il mio piccolo Thomas per festeggiare il suo settimo mese» racconta, con lui c’era anche la compagna. Ma ha trascorso le otto ore successive all’ospedale, sotto osservazione. «Mi fermo al semaforo e l’auto si spegne, batteria a terra – scrive -. Con molta fatica vista la mia disabilità sposto la macchina quel tanto che basta, invadendo di qualche centimetro le strisce pedonali, per non intralciare il traffico». Accendo le quattro frecce per segnalare l’ingombro ma di lì a poco si spengono anche quelle», era saltata la cinghia della batteria. Chiama l’assistenza stradale che attiva subito un carro attrezzi per rimuovere la macchina. E inizia a ricevere le prime proteste, poco educate, perchè la macchina ingombra parte delle strisce e del marciapiede, continua a scusarsi e ripetere che la macchina è ferma per guasto. «Ad un certo punto – racconta – mentre sono li arriva un ragazzo con la sua bici, si arrabbia perché la macchina è lì e gli da un pugno sul cofano, danneggiandolo». Il ciclista, sui 25 anni, avrebbe potuto tranquillamente superare l’auto a sinistra. Vorrebbe filare via senza rispondere del danno. «Lo fermo e gli chiedo cosa gli salta in mente – dice Varacalli – ma per tutta risposta mi arriva un pugno sul collo da un terzo uomo», questa volta un cinquantenne che è intervenuto a difesa del biker e che a propria volta lo contesta per il parcheggio selvaggio senza nemmeno sapere o chiedere perchè fosse ferma. Passata un giramento di testa, la vittima «nonostante i dolori al collo» fa ancora presente che «l’auto è in panne. Mi sono identificato e li ho bloccati», a quel punto è intervenuta una volante di passaggio. Aveva anche fatto presente che era disabile «ma mi hanno risposto che non gliene fregava niente e che la macchina dovevo spostarla subito. Va bene essere ambientalista, ma gli estremismi sono sempre e comunque deleteri, specie quando sfociano in una violenza gratuita». Per fortuna la vittima è riuscita a mantenere la calma e gestore la situazione fino all’arrivo della polizia. Ha passato 8 ore in ospedale e ne è uscito con collare al collo e dieci giorni di prognosi. Ma «di tutta questa storia – ammette – il trauma cranico è la cosa meno grave». Come non dargli torto. Ora, scrive, «la legge farà il suo corso, userò i risarcimenti per una buona causa, in modo da “trasformare” la violenza in opere di bene»
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