“Nessuno controlla gli stranieri che entrano nel nostro Paese”
La coppia di tedeschi sorride a Jesolo. «Siamo arrivati in Italia senza problemi», dicono sereni i due giovani. Che a solo guardarli ti fanno sorgere subito una domanda a bruciapelo? Ma sono stati visitati? Non vogliamo inimicarci tutta la struttura alberghiera adriatica, ma visto l’atteggiamento dell’Austria che non apre i confini con le regioni italiane «pericolose», o vista la diffidenza della più lontana Grecia, c’è da domandarsi: ma chi li controlla i turisti stranieri che arrivano nel nostro paese? Se lo domanda anche Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia Università di Padova che prima si schiera con l’Austria («Penso che Vienna faccia bene, ci sono ancora un sacco di casi in Italia») e poi rilancia: «Anche noi dovremmo implementare misure di controllo nei confronti di quei Paesi dove l’epidemia è ancora attiva, come America e Sud America spiega – Io stabilirei dei criteri – aggiunge – entri in Italia, ti controlliamo la temperatura, ti facciamo il tampone e verifichiamo che tu sia rintracciabile.
Se sei positivo ti mettiamo in isolamento, non è che si può riaprire tutto così».
Considerazione saggia, che giriamo agli esperti del Comitato tecnico scientifico per una rapida riflessione. Nel frattempo Crisanti, vero regista della gestione veneta dell’emergenza sanitaria, ieri, in un’intervista ad Agorà ha replicato a distanza anche all’illustre collega Alberto Zangrillo, direttore della Terapia intensiva del San Raffaele di Milano che aveva affermato la scomparsa del virus dal punto di vista clinico. «Dire che il coronavirus clinicamente non esiste più è una follia sbotta il virologo – Non me lo spiego, è un atteggiamento sportivo nei confronti del virus».
In realtà Zangrillo ha poi spiegato che con le sue parole non voleva dire che il coronavirus adesso sia inesistente: «C’è ha spiegato – ma non è in grado di produrre quella condizione che ha portato tante persone in terapia intensiva».
Ma la precisazione a posteriori non convince Crisanti. «Se Zangrillo fosse andato a Vo’ la prima settimana di gennaio avrebbe detto che il virus clinicamente non esisteva e poi avrebbe visto cosa ha fatto», ha aggiunto, spiegando che il Covid è una bestia imprevedibile: «Questo virus ancora non lo comprendiamo bene, non capiamo perché c’è un numero così elevato di asintomatici e perché a un certo punto, raggiunta una soglia critica, le persone cominciano ad ammalarsi in modo così grave e con conseguenze così devastanti».
Per lo scienziato, la tattica del Covid è questa: «Per ragioni che ancora non conosciamo, il virus si diffonde senza creare malattia, finché raggiunge una massa critica di persone che si infettano e a quel punto esplode con tutta la sua violenza». Crisanti ammette però che «in questo momento c’è poca trasmissione» anche se «non significa che non c’è pericolo, non esiste il rischio zero».
Il virologo ha poi illustrato i risultati delle indagini condotte a Vo’ Euganeo, il primo paese veneto dove l’epidemia si è manifestata e dove attualmente il 5 per cento della popolazione ha gli anticorpi: «Abbiamo di nuovo fatto il tampone a tutta la popolazione di Vo’, poi abbiamo fatto il test sierologico e stiamo completando l’analisi genetica di tutti i cittadini», ha spiegato. Il tampone più recente, di fatto, non ha individuato nuovi casi positivi, ma il test sierologico ha rivelato quelle che il virologo ha definito «sorprese interessanti»: «C’è un numero importante di persone che al primo campionamento (24-25 febbraio, ndr) era negativo al tampone e stava bene e queste persone hanno anticorpi. Questo significa che l’entrata del virus a Vo’ è avvenuta nella prima-seconda settimana di gennaio».
Il Covid in Italia aveva già disseminato silenziosamente infetti prima che l’epidemia scoppiasse a Codogno un mese dopo.
il giornale.it