L’Austria ora snobba Di Maio e ci chiude le porte in faccia
Alla vigilia del “grand tour” europeo annunciato dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per salvare la reputazione del nostro Paese, considerato ancora il focolaio d’Europa, l’Austria chiude la porta in faccia al governo italiano.
I confini non riapriranno il prossimo 15 giugno. “Mi dispiace, nulla contro l’Italia, è un nostro caro vicino Paese amico, apriremo il prima possibile e nel pomeriggio avrò ancora un contatto con il collega Di Maio”, ha detto il ministro degli Affari esteri di Vienna, Alexander Schallenberg al termine di una riunione con i titolari degli altri dicasteri coinvolti nel dossier. Alla base della decisione ci sono ancora i numeri dei contagi nelle regioni italiane. Numeri che, secondo Vienna, non sarebbero confortanti.
In mattinata erano circolate alcune indiscrezioni circa la riapertura dei confini a metà del mese. Ma a prevalere, nella tavola rotonda dei ministri degli Esteri, Salute, Interni e Affari Europei, è stata la linea dura. Quella che conferma le restrizioni per i viaggi in Italia e l’obbligo di effettuare il tampone o di osservare un periodo di quarantena per chi si reca nel nostro Paese. Da domani, invece, si potrà entrare liberamente da Germania, Liechtenstein, Svizzera, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca e Ungheria. “Elimineremo tutti i controlli sanitari e di frontiera relativi al coronavirus in relazione a sette paesi confinanti, stiamo quindi tornando alla situazione pre-coronavirus riguardo a questi Paesi”, ha detto Schallenberg davanti ai giornalisti.
La normalizzazione della situazione alle frontiere italiane, invece, “avverrà non appena i numeri lo consentiranno”. Nei giorni scorsi Vienna si era detta pronta ad una riapertura parziale, a livello regionale, con la riattivazione dei collegamenti tra Tirolo, Alto Adige e Trentino. Ma, aveva già chiarito il governatore del Tirolo, Guenther Platter, “la riapertura del Brennero non deve significare che la libertà di viaggiare sia automaticamente estesa a tutta Italia”.
L’ipotesi di una riapertura parziale, insomma, viene presa in considerazione, ma non avverrà prima di metà mese. “Non escludiamo aperture con l’Italia a carattere regionale a partire dal 15 giugno”, ha annunciato Schallenberg. Anche se, ha puntualizzato, “una nuova valutazione è prevista la prossima settimana”. Insomma, i turisti tedeschi o austriaci che vorranno raggiungere in auto le mete di villeggiatura nostrane dovranno attendere ancora.
Secca la replica di Di Maio: “Gli individualismi violano lo spirito comunitario e danneggiano l’Europa e il mercato unico”. Un ulteriore contatto telefonico tra i ministri dei due Paesi è atteso per il pomeriggio di oggi, e da parte italiana, secondo fonti vicine al ministero degli Esteri, ci si aspetta un’evoluzione “positiva” della vicenda.
La scorsa settimana il capo della Farnesina aveva chiesto all’omologo austriaco un impegno per il ripristino della “libera circolazione delle persone al più presto in tutta Europa”. Ma l’appello sembra essere caduto nel vuoto. E l’atteggiamento del governo di Sebastian Kurz rischia di trattenere in Austria milioni di viaggiatori tedeschi e austriaci che tradizionalmente affollano le mete di villeggiatura della Penisola.
La contropartita economica è consistente. In ballo ci sono miliardi di euro: 16,7 quelli spesi nel 2019 dai turisti stranieri nel nostro Paese nel 2019. Per questo il ministro degli Esteri italiano nei prossimi giorni sarà impegnato in una serie di vertici bilaterali in Germania, Slovenia e Grecia. L’obiettivo è eliminare l’Italia dalle blacklist di quei Paesi che ci considerano un “lazzaretto”.
Il ministro invoca una risposta europea per evitare il far west. Ma la corsa ad accaparrarsi i turisti che prima della pandemia avrebbero scelto il nostro Paese per le vacanze è già iniziata. A Bruxelles si limitano ad osservare che non è possibile effettuare “discriminazioni sulla base della nazionalità”. Ma “sulle misure specifiche adottate dagli Stati membri” arriva un no comment.
“Dobbiamo fare in modo che le regioni in una situazione epidemiologica simile traggano vantaggio dallo stesso trattamento”, ha detto un portavoce della Commissione, annunciando che il tema delle limitazioni di movimento all’interno delle frontiere dell’Unione sarà discusso nei prossimi giorni per cercare di arrivare ad un “approccio coordinato”.
Dall’opposizione, intanto, arrivano le critiche al governo per la gestione della trattativa con Vienna. “Di Maio si vergogni: alle dichiarazioni dei Paesi stranieri di un sostanziale boicottaggio dell’Italia finora hanno fatto da contraltare i suoi inutili annunci che tendono a rassicurare ma senza dare certezze e questo è il drammatico risultato”, attacca Alex Bazzaro, deputato leghista veneziano, componente della Commissione Attività Produttive e Turismo alla Camera. “Le conseguenze economiche – avverte – saranno devastanti”.
Scettico anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: “Trovo inammissibile che si parli di una troika che va in giro per l’Europa a concordare riaperture, quando tra poche settimane è finita la stagione, se aspettiamo un altro po’ va via anche il virus”. “Mi aspettavo che questi accordi fossero attivi dai primi di maggio”, ha detto ai giornalisti il governatore leghista.
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