Ma quali “soldi a pioggia” e “a fondo perduto”. Il Recovery Fund è una fregatura

Roma, 29 mag – La stampa mainstream, ora che si sta parlando di Recovery Fund, sta dando il meglio – si fa per dire – di sé. Il punto più alto – si fa sempre per dire – di questo continuo peana europeista è stato toccato da Myrta Merlino: «Qui si fa l’Europa o si muore», ha scritto in tutta serietà la conduttrice di La7. Ma la cosa più divertente – o irritante, a seconda della sensibilità di ognuno – è vedere come i globalisti a dodici stelle stanno dipingendo il Recovery Fund: soldi a pioggia, aiuti a fondo perduto, bazooka monetari, salvataggi provvidenziali, e chi più ne ha più ne metta. Peccato solo che le cose non stiano affatto così. Vediamo perché.

La disinformazione mainstream

L’irreprensibile Enrico Mentana, dopo aver rimediato poco tempo fa una figuraccia colossale, deve aver voglia di farne altre. Sulla sua pagina Facebook, infatti, il direttore del Tg La7 ha presentato in pompa magna il Recovery Fund parlando di «una pioggia di aiuti, metà a fondo perduto». Il tutto corredato da un articolo di Open, che esulta per i «173 miliardi, 91 di prestiti e 82 a fondo perduto» che l’Unione europea ci avrebbe generosamente elargito. Sulla stessa lunghezza d’onda c’è anche l’ineffabile Mariangela Pira, l’«esperta» di economia a Sky Tg24, che ormai da anni ci delizia con la sua imperterrita opera di disinformazione. A differenza di Luigi Marattin, l’economista di Renzi, che sfidando il senso del ridicolo sostiene non ci siano condizioni, la Pira ha almeno il buon gusto di confermare che ci sono, anche se poi ci parla di «condizioni ottimali». Se quelle indicate dal vicepresidente della Commissione Ue, l’austero Valdis Dombrovskis, vi sembrano «condizioni ottimali», allora diteci per favore quali sarebbero quelle svantaggiose.

La truffa del Recovery Fund

Bene, sentita la campana europeista, adesso andiamo a fare un po’ di fact checking, come dicono quelli bravi. Ebbene, spulciando il documento ufficiale del Recovery Fund, intanto scopriamo che i miliardi destinati all’Italia sono 153, non 172 o 176 come si era strombazzato. Ad ogni modo, se 153 miliardi vi sembrano tantissimi, è perché i Mentana, i Marattin e le Pira non vi hanno spiegato che questo denaro andrà spalmato su quattro anni. Quindi, parlare di «soldi a pioggia» è quantomeno scorretto. Ma non è finita qui: di questi 153 miliardi, solo 56,7 miliardi ci verranno effettivamente prestati, perché gli altri 96,3 miliardi dovranno essere versati – pensate un po’ – dall’Italia! Capito? Noi diamo 96 miliardi a Bruxelles per riceverne poi solo 56 in più. Un vero affare, non c’è che dire.

Le cifre reali contenute nel documento ufficiale Ue

Il Recovery Fund non ci serve a una mazza

Ultimo punto: a quanto corrispondono 56 miliardi? Al 3,2% del Pil italiano, cioè una miseria. E inoltre, visto che questi soldi – come detto – vanno spalmati su quattro anni, in realtà corrispondono allo 0,8% del Pil annuo, cioè ancora meno di una miseria. A fronte di una crisi apocalittica, che nel primo semestre del solo 2020 ha visto il Pil italiano perdere il 15%, non si capisce proprio dove gli europeisti più incarogniti riescano a trovare tanto coraggio per parlare di «soldi a pioggia» e «salvataggio storico». Qui si fa l’Europa o si muore, ha detto Myrta Merlino. Condividiamo solo la seconda parte.

Valerio Benedetti

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