Il Recovery Fund sarà di 750 miliardi: Conte esulta, ma c’è assai poco da festeggiare

Alla fine la Commissione europea è riuscita a portare a 750 miliardi di euro l’ammontare del Fondo per la Ripresa (Recovery Fund).  Cinquecento miliardi saranno sotto forma di sovvenzioni e altri  duecentocinquanta sotto forma di prestiti. Gli euro-entusiasti  parlano di storico passo nell’integrazione europea. Entusiasta è anche il premier Giuseppe Conte che parla di «ottimo segnale di Bruxelles». In realtà c’è assai poco da festeggiare. Sia perché l’entità dei fondo è decisamente al di sotto delle necessità europee

 Quanto spetterà all’Italia

All’Italia, secondo le informazioni raccolte da Reuters, potrebbero andare 82 miliardi in sovvenzioni e 91 miliardi in prestiti. A titolo di confronto, un altro paese particolarmente colpito dalla pandemia influenzale, la Spagna, riceverebbe 77 miliardi di sovvenzioni e 63 miliardi di prestiti. Gli ammontari finali dipenderanno dalla domanda.

Il nuovo Fondo per la Ripresa verrà finanziato da obbligazioni della Commissione europea. I titoli avranno scadenze diverse, ma l’impegno di è rimborsarli entro il 2058, e non prima del 2028. «L’obiettivo – spiega un esponente comunitario – è di beneficiare dell’intera curva dei rendimenti, con un maturità massima di 30 anni».

Bruxelles propone ai Ventisette di rimborsare il debito con un aumento delle risorse proprie (tassa sul digitale e tassa sull’anidride carbonica, tra le ipotesi). Finora, la Commissione europea ha emesso debito per obiettivi specifici e ammontari molto limitati (tendenzialmente per aiutare la bilancia dei pagamenti di paesi extra zona euro). Con questa proposta cambiano le prospettive dell’Unione europea. Si affidano notevoli poteri di finanziamento all’esecutivo comunitario, poteri finora limitati a due istituzioni finanziarie con obiettivi particolari: la Banca europea degli investimenti e il Meccanismo europeo di Stabilità.

In gran parte sono soldi che ci vengono restituiti

Sergio Cesaratto, professore di Economia monetaria europea all’Università di Siena, non sembra condividere lo stesso entusiasmo del presidente del Consiglio: “Questa svolta mi sembra del tutto relativa e dagli effetti minuscoli, fatta salva l’opposizione di Austria e Olanda, dato che Danimarca e Svezia sono anche fuori dall’Eurozona. Questi Paesi dicono che non vanno dati soldi a fondo perduto, ma piuttosto erogati dei prestiti. Ma il Recovery Fund già consiste di risorse da restituire.  Di fatto si tratta già di prestiti”. La verità è che verrà utilizzato il bilancio europeo 2021-27 per restituire ai mercati i soldi che verranno stanziati. L’Italia dovrebbe ricevere di più di quella che è la sua quota di versamenti nel bilancio Ue, quindi semmai a fondo perduto sarà solo la differenza tra queste due cifre. Se, come si dice, l’Italia riceverà 100 miliardi, anche se sono convinto saranno meno, dovrà poi restituirne come contributo al bilancio Ue circa 70. Dunque a fondo perduto ben che vada ci saranno circa 30 miliardi.

Sempre di debito si tratta…

Come sottolinea inoltre Giulio Sapelli su L’Occidentale, sempre di debito si tratta. “Basta saperlo e sapere che le regole del Trattato di Maastricht ci sono tutte e funzionano, Corte Costituzionale Tedesca vigiliante, in accordo con il governo tedesco.” E si continuerà quindi, sottolinea Sapelli, “a non fare investimenti diretti in conto capitale ma condizionati dal Trattato e a ciò che ne è derivato, con tutte le conseguenze del caso. Quindi nulla di nuovo sotto il sole se non la riproposizione di una vicenda storica plurisecolare”. Per accedere al Recovery Fund, inoltre, spiega La Repubblica, “i governi dovranno farsi approvare da Bruxelles un programma nel quale indicheranno come spendere i fondi guardando alle priorità Ue (Green deal e digitale), ai settori più colpiti dalla crisi (turismo e trasporti) e alle riforme che ogni anno Bruxelles raccomanda ai vari governi”. Soldi sì, dunque, ma in cambio di riforme dettate da Bruxelles.

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