Assistenti civici, il Viminale sapeva. E ora traballa la poltrona di Borrelli

La storia dietro al reclutamento dei famosi 60mila assistenti civici per gestire il distanziamento sociale nella fase 2, all’indomani della riapertura dell’Italia, è un susseguirsi di smentite e scaricabarili tra vari esponenti delle istituzioni.

Riavvolgiamo il nastro. Con la fine del lockdown è necessario che qualcuno controlli che i cittadini non vanifichino gli sforzi fatti. Detto altrimenti: i Comuni non possono riaprire parchi, spiagge o mercati rischiando di favorire assembramenti selvaggi, con il rischio di far ripiombare la curva epidemiologica alle stelle. A questo proposito, scrive La Verità, Giuseppe Conte aveva immaginato l’esistenza di figure ad hoc incaricate di numerare gli accessi nei luoghi con il bollino rosso.

Un problema dietro l’altro

Il problema più grande è uno: a chi tocca questo compito? Nessuno lo specifica apertamente. Escludendo poliziotti e carabinieri, visto che non sono a sufficienza e devono occuparsi di altro, e lasciando fuori la polizia locale per motivi analoghi, l’Anci, guidata dal sindaco Antonio De Caro, e il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, hanno pensato di assegnare l’incarico alla Protezione civile.

Qui sorge un altro problema. La Protezione civile è occupata in moltissime altre attività e non ha la possibilità di adempiere ai compiti richiesti. A questo punto bisogna trovare in fretta una soluzione, altrimenti i luoghi pubblici non possono aprire in sicurezza. Boccia ha un’intuizione. Il ministro chiede alla Protezione civile di arruolare almeno 60mila persone.

In una bozza dell’ordinanza si legge che tali figure avrebbero dovuto lavorare gratis. Il loro unico costo? Il vestiario, cioè le pettorine colorate, e l’addestramento. Il budget è di 5 milioni di euro. È così che Boccia pensa di lanciare l’idea con un’intervista.

Arriviamo al terzo problema: l’iniziativa è a dir poco approssimativa. Le 60mila persone in pettorina, soprannominati anche “spioni”, si ritroverebbero ad avere un potere di veto sulla vita dei cittadini spropositato. Il governo fa marcia indietro. Boccia si difende mentre il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, (così come altri ministri) dice di non essere stata informata.

Borrelli capro espiatorio?

L’incipit dell’ordinanza per dare il via al bando è chiarissima: “Ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili. Misure di contrasto e contenimento della pandemia mediante l’ istituzione della figura degli Assistenti civici”.

Il documento, aggiunge sempre La Verità, specifica però che Angelo Borrelli, capo dipartimento della Protezione civile, ha sentito Inail, Anci e ministero dell’Economia e perfino il Viminale (quest’ultimo probabilmente per affrontare tematiche di ordine pubblico).

Lamorgese, dunque, non sarebbe solo stata contattata ma avrebbe anche dato il suo parere positivo, visto che il testo è stato compilato. È per questo che il governo giallorosso ha intenzione di andare avanti: fare marcia indietro significherebbe rimangiarsi una bella fetta dei decreti sulle riaperture. La sensazione è che tutte le “colpe” possano ricadere su un capro espiatorio. Gli indizi portano dritti ad Angelo Borrelli, il cui nome dovrà apparire sotto il documento.

il giornale.it

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