Toghe rosse e Pd, ora spuntano le chat di Palamara con Zingaretti
Roma 26 mag – Luca Palamara, il pm indagato per corruzione nel mercato delle toghe dalla Procura di Perugia, è al centro di uno scandalo che si allarga sempre di più, coinvolgendo anche big della sinistra. La toga rossa, leader della corrente Unicost all’interno dell’Anm, non ha solo detto ai suoi colleghi magistrati di “attaccare Salvini anche se ha ragione“, quando il segretario leghista era ministro dell’Interno, ma ha intrattenuto chat su WhatsApp con politici del calibro di Nicola Zingaretti, come riportato da L’Espresso, in una rete di scambi di favori che non si limita al solo controllo delle nomine nelle procure. In tal senso Palamara è sempre stato in contatto con esponenti del Pd, a partire da Luca Lotti e Cosimo Ferri. Ma è con l’attuale segretario che le chat offrono un nuovo spaccato sugli intrallazzi del pm romano.
Le vittorie elettorali di Zingaretti fanno esultare il pm romano
Era marzo 2018 e Zingaretti, dopo la vittoria alle elezioni regionali, riceve un sms di congratulazioni da Palamara: “Grande Nicola grande vittoria!! Ripartiamo da qui tutti insieme!“. Zingaretti ringrazia sentitamente: “Grazie!!!”. Il 23 maggio 2019, invece, prima delle elezioni europee, Palamara replica al segretario dem che dice “se perdo avrò molto tempo libero”, con un “E noi ti vogliamo molto occupato“. Dove quel “noi” sono appunto le toghe rosse. Le chat tra il pm e il segretario del Pd sono state depositate dai giudici di Perugia e consegnate agli avvocati difensori. Partono nel marzo 2019 e proseguono fino al 29 maggio, giorno in cui viene data la notizia delle indagini di Perugia sui rapporti tra Palamara e Fabrizio Centofanti. Fino ad allora, proprio dalle chat risulta che il pm e il leader dem si incontrano più volte, tra caffè, cene e appuntamenti in diversi bar romani.
Il segretario Pd e quell’incontro tra Palamara e il commissario straordinario Tasco
Sempre secondo quanto riportato da L’Espresso, nell’ottobre 2018 Zingaretti avrebbe organizzato un incontro tra Palamara e il commissario straordinario Nicola Tasco, capo di un Istituto regionale di studi giuridici controllato dalla Regione Lazio. A tal proposito, si ipotizza che Zingaretti, indagato nel luglio 2018 dalla Procura di Roma con Centofanti per un presunto finanziamento illecito, volesse ingraziarsi un pm della procura romana. Dal canto loro, dalla Regione Lazio fanno però sapere che Palamara fu chiamato nel’Istituto non perché amico di Zingaretti, ma perché considerato da tutti un pezzo grosso, già membro del Csm nonché ex presidente dell’Anm.
Le chat con il ministro dem dell’Interno Minniti
Ma ad andarsi a spulciare le chat di Palamara spunta anche il nome di Marco Minniti, altro big del Pd. Tra il luglio 2017 e il novembre 2018, infatti, l’allora membro del Csm e il ministro dell’Interno si sentono in diverse occasioni. In vista di importanti nomine nella magistratura. In tal senso, discutono della nomina del nuovo procuratore di Napoli. Dalle conversazioni, riporta L’Espresso, il titolare del Viminale e Palamara si organizzano per far avere a Federico Cafiero De Raho, sconfitto da Giovanni Melillo, comunque un incarico importante. E infatti il 7 novembre 2017, alla vigilia della nomina di De Raho alla procura nazionale antimafia, in una chat Minniti e Palamara si riscrivono e il primo ringrazia il secondo per l’elezione di De Raho.
Palamara chiede al titolare del Viminale di riavere la scorta
Ma Palamara si rivolge a Minniti fino all’ultimo per ottenere favori. “Buongiorno Marco ci tenevo ad informarti che da questa mattina mi è stato sospeso il servizio di protezione non essendo stata concessa al momento ulteriore proroga”. Risposta del ministro uscente: “Ok Adesso vedo“. Alla fine, conclude L’Espresso, Palamara non è riuscito a riottenere la scorta.
Insomma, prima dell’inchiesta di Perugia, Palamara era al centro di una rete di toghe rosse e big del Pd per fare il buono e cattivo tempo nelle nomine alle procure e non solo. Fa specie che ora, in pieno scandalo, anche i dem parlino di riforma del Csm e dicano basta alle correnti nell’Anm. Da quale pulpito.
Adolfo Spezzaferro