Blitz antidroga ad Aosta: 9 spacciatori su 10 percepivano il reddito di cittadinanza
Roma, 26 mag – Un’altra bella «infornata» di percettori indebiti del reddito di cittadinanza tanto voluto dai grillini. Arriva a una settimana dall’operazione condotta dalla Guardia di Finanza che ha portato alla scoperta di come ben 101 affiliati alle maggiori cosche della ‘ndrangheta avessero fino a quel momento beneficiato di sussidi dallo Stato per circa 516mila euro.
Questa mattina, per traffico di sostanze stupefacenti, i militari delle fiamme gialle di Aosta hanno eseguito 10 misure di custodia cautelare, cinque in carcere e cinque ai domiciliari. E tutti percepivano l’assegno mensile erogato dall’Inps con il quale arrotondavano i «magri» proventi dello spaccio di eroina e cocaina un giro d’affari che fruttava fino a 70 mila euro al mese. Secondo quanto riferito da La Stampa, il capo dell’organizzazione criminale sarebbe Giuseppe Nirta, di 68 anni, nato a San Luca (Reggio Calabria) e residente ad Aosta. Le porte del carcere si sono aperte per lui e per Giuseppe Ficara, 39 anni di Aosta, Sebastian Luhring, 37 anni di Aosta, e Massimo Penti, 49 anni di Aosta; agli arresti domiciliari sono finiti Christian Bredy, 43 anni di Sarre, Adriana Chiambretti, 68 anni di Aosta, Marco Casone, 33 anni di Aosta, Giuseppe Mauri Zavaglia, 44 anni di Aosta e Roberta Orrù, 36 anni di Aosta. Indagato a piede libero anche Pietro Favasulli, 52 anni residente ad Africo, in provincia di Reggio Calabria.
Le indagini sono iniziate lo scorso gennaio e hanno portato alla scoperta di una rete di spacciatori di eroina e cocaina. Teneva le redini del traffico il pluripregiudicato – e sorvegliato speciale fino alla fine del 2018 – Giuseppe Nirta. L’uomo era finito in manette il 27 marzo assieme a Danile Ferrari, perché trovati in possesso di quasi un chilo di eroina. Nirta riforniva il mercato degli stupefacenti valdostano utilizzando i propri contatti calabresi, da dove faceva arrivare le partite di eroina e cocaina. «Era lui che si recava in Calabria, trovava lo stupefacente, e poi organizzava il trasporto ad Aosta». Spiegano gli inquirenti: «La droga arrivava dalla Calabria», ma «non si può parlare di organizzazione». L’eroina spacciata dalla rete di Nirte era la “black tar”, una tipologia di «bassa qualità» scelta per il suo «basso costo». Le indagini sono state coordinate dal pm Francesco Pizzato sotto la direzione del procuratore capo Paolo Fortuna.
Cristina Gauri