Con l’euro l’Italia perde 24 miliardi: Berlino ne risparmia dieci

I Paesi che emettono titoli pubblici in valuta estera possono approfittare di una situazione a dir poco favorevole.

Come spiega nel dettaglio Il Sole 24 Ore, lo status di valuta di riserva internazionale comporta un “privilegio esorbitante”.

La domanda di titoli in valuta estera di investitori istituzionali o altri Paesi, riduce infatti i costi di finanziamento per i governi che emettono gli stessi titoli in tali valute. Il problema è che non tutti sono in grado di usufruire questi benefici, al netto degli ultimi tonfi della Borsa e dei mercati.

L’Italia, ad esempio, spreca più o meno 24 miliardi l’anno mentre la Germania, per il medesimo discorso legato ai vantaggi dei titoli in valuta estera, ne risparmia 10. L’ultimo Rapporto Bce sul ruolo internazionale dell’euro – a opera di Johannes Gräb, Thomas Kostka e Dominic Quint – parla chiaro.

Il concetto di fondo è che il modo migliore per calcolare il vantaggio di cui godono alcuni Paesi è quello di considerare la quota di riserve ufficiali estere nello stock di debito con elevato rating in circolazione. Scendendo nello specifico, gli autori affermano che in questo modo abbiamo una “metrica in cui l’euro è alla pari con il dollaro”. Gli emittenti sovrani in euro hanno vantaggi non da poco: 110 punti base contro i circa 160 degli Stati Uniti.

Fatta chiarezza sui benefici, è importante sottolineare come i vantaggi non siano distribuiti tra tutti i 19 Paesi europei che adottano la moneta unica ma solo su pochi emittenti sovrani: quelli che godono di un rating elevato.

I benefici dei tedeschi, la perdita italiana

Nello studio non si fa un elenco completo ma i grafici annessi ne lasciano intendere quattro: Austria, Francia, Olanda e Germania. Questi Paesi hanno tutti doppia o addirittura tripla A. L’Italia ha una tripla B ed è collocata poco sopra il livello “non investment grade” e perde così gran parte del vantaggio di stare nell’area euro.

Uno studio del Sole 24 Ore fa emergere un dato significativo. Applicando i 110 punti base stimati dai ricercatori Bce tanto al debito italiano quanto a quello tedesco, in termini assoluti si nota un aspetto interessante. Dal 2017 in poi i contribuenti tedeschi hanno mediamente accumulato un risparmio di oltre 10 miliardi all’anno (basti pensare che solo nel 2019 la Germania ha emesso debito pubblico per 157 miliardi).

Sempre nel 2019 l’Italia ha collocato Btp e altri titoli per quasi 408 miliardi. La perdita per i mancati benefici si aggira intorno ai 24 miliardi.

La conclusione del rapporto è emblematica: “Il rafforzamento della qualità creditizia del debito in essere, in particolare con politiche di bilancio solide e sostenibili, contribuirebbe ad aumentare l’ offerta di “debito sicuro” nell’area dell’euro e ad aumentare il fascino globale della moneta unica. Ciò, a sua volta, aiuterebbe il “privilegio esorbitante” dell’euro ad essere più ampiamente condiviso e distribuito tra gli emittenti sovrani dell’ Euro zona”.

Fonte: IlGiornale

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