Trump inchioda l’Oms: “Servi della Cina, avete fatto morire migliaia di persone”
Donald Trump minaccia la sospensione definitiva dei fondi all’Oms e l’uscita degli Stati Uniti dall’organizzazione se non si impegnerà “a importanti miglioramenti sostanziali” entro 30 giorni. E’ quanto si legge in una lettera di quattro pagine che Trump ha inviato al direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, l’etiope ex guerrigliero molto amico di Pechino. Trump ha poi condiviso la lettera sul suo account twitter.
Trump: o cambiate rotta o noi siamo fuori
Nella lettera diffusa mentre è in corso l’Assemblea dell’Organizzazione mondiale della Sanità a Ginevra, Trump denuncia “i ripetuti passi falsi” dell’Oms e del suo direttore generale nella risposta alla pandemia, che “sono stati estremamente costosi per il mondo”. Nel ripercorrere tutti passaggi dall’inizio della crisi in Cina, “le pressioni” di Pechino sull’Oms e le dichiarazioni dell’Organizzazione, “inaccurate o fuorvianti”, il presidente lancia un ultimatum e avverte che gli Stati Uniti potrebbero rendere permanente il congelamento temporaneo dei fondi e riconsiderare la loro adesione se entro 30 giorni non ci saranno miglioramenti.
Gli Usa non finanzieranno un’organizzazione dannosa
“L’unico modo di procedere per l’Oms è se può dimostrare indipendenza dalla Cina”. Le discussioni sulla riforma dell’organizzazione sono già iniziate, ma “un’azione è necessaria con urgenza – ha esortato Trump – Non abbiamo tempo da perdere. Non posso permettere che i dollari dei contribuenti americani continuino a finanziare un’organizzazione che, allo stato attuale, chiaramente non sta servendo gli interessi americani”. Né quelli del pianeta, aggiugeremmo noi.
Trump: il precedente direttore si comportò meglio
Nella lettera, di 14 punti, non manca un riferimento all’epoca della Sars e a un’ex direttrice dell’Oms, la norvegese Gro Harlem Brundtland, in carica dal 1998 al 2003. “Forse – si legge – peggio di tutti questi errori c’è il fatto che sappiamo che l’Oms avrebbe potuto fare di meglio”. “Solo pochi anni fa, sotto la direzione di un diverso direttore generale, l’Oms ha dimostrato al mondo quanto ha da offrire”. Il documento fa riferimento al 2003, alla Sars, alla Brundtland e al primo alert per i viaggi in 55 anni di storia. “Lei non esitò neanche a criticare la Cina per aver messo in pericolo la salute globale tentando di coprire l’epidemia con la solita strategia di arrestare i whistleblower e censurare i media. Molte vite avrebbero potuto essere risparmiate se aveste seguito l’esempio della Brundtland”.
Già a dicembre l’ufficio di Pechino dell’Oms sapeva tutto
Il presidente americano denuncia “l’allarmante assenza di indipendenza” dell’Oms dalla Cina. Al primo punto accusa l’Organizzazione di aver “sistematicamente ignorato notizie credibili sulla diffusione del virus a Wuhan a inizio dicembre 2019 o anche prima”. E poi di non aver “indagato in modo indipendente sulle notizie credibili che erano in aperto conflitto con i resoconti ufficiali del governo cinese”. “Entro e non oltre il 30 dicembre 2019, l’ufficio dell’Oms a Pechino sapeva” dei timori per la salute pubblica a Wuhan, prosegue il testo che riporta come “tra il 26 e il 30 dicembre” scorsi i media cinesi parlassero di un “nuovo virus” nella megalopoli.
Ma l’Oms disse che non si trasmetteva tra gli umani
A fine dicembre, si legge nella lettera, “le autorità di Taiwan avevano comunicato informazioni all’Oms sulla trasmissione tra esseri umani di un nuovo virus”. Ma, prosegue, l’Oms “ha scelto di non condividere queste informazioni cruciali con il resto del mondo, forse per motivi politici”. La Cina “non ha informato” tempestivamente l’Oms – “entro le 24 ore” imposte dalle normative – su quanto stava avvenendo a Wuhan.
Poi cita il dottor Zhang Yongzhen del Centro clinico per la salute pubblica di Shanghai, che “il 5 gennaio 2020 ha comunicato alle autorità cinesi” di aver scoperto la sequenza del genoma virale, ma questa informazione non è stata resa pubblica se non “sei giorni dopo, l’11 gennaio, quando il dottor Zhang pubblica online” la scoperta. Il giorno dopo, però, si ricorda, il suo laboratorio è stato chiuso per una non meglio precisata “rettifica” e l’Organizzazione è rimasta “in silenzio”.
L’organizzazione ha sempre ceduto alla Cina
L’Oms ha poi diffuso informazioni “esageratamente imprecise o fuorvianti”, a cominciare dal “14 gennaio” quando l’Organizzazione “ribadisce in modo gratuito la teoria della Cina, ora confutata, secondo cui il coronavirus non poteva essere trasmesso tra esseri umani”, con dichiarazioni in “aperto scontro con le informazioni censurate da Wuhan”. “Avete ceduto a queste pressioni e detto al mondo, il giorno dopo, che il coronavirus non rappresentava una Emergenza internazionale di salute pubblica”. “Ma il 30 gennaio 2020, prove schiaccianti del contrario vi hanno costretto a cambiare rotta”.
Trump: sul lockdown, applausi alla Cina e critiche per gli Usa
Trump punta inoltre il dito contro l’Oms per aver espresso apprezzamento per le restrizioni sugli spostamenti imposte dalla Cina e di essere stata al contempo “inspiegabilmente contraria alla mia chiusura del confine degli Usa, il ban, riguardo le persone in arrivo dalla Cina”. E ancora, “il 3 febbraio la Cina faceva forti pressioni sugli altri Paesi per la revoca o il blocco delle restrizioni ai viaggi”, una “campagna di pressioni rafforzata dalle vostre dichiarazioni errate con cui quel giorno dicevate al mondo che la diffusione del virus fuori dalla Cina era minima e lenta”.
L’Oms ha fallito in tutto causando migliaia di morti
Il 3 marzo, prosegue la lettera, “l’Oms citava dati ufficiali cinesi per minimizzare il rischio della diffusione asintomatica”. “E’ ora chiaro che le affermazioni della Cina, ripetute al mondo dall’Organizzazione, erano ampiamente inaccurate”. Così, aggiunge, “quando l’11 marzo 2020 avete finalmente dichiarato la pandemia, il virus aveva ucciso più di 4.000 persone. E i contagi erano più di 100.000 in almeno 114 Paesi del mondo”. “L’Oms – recita l’ultimo punto – ha fallito nel chiedere pubblicamente alla Cina di consentire un’inchiesta indipendente sulle origini del virus” e questo ha “portato all’adozione della risoluzione Covid-19 Response”.