Lucia Azzolina, l’ultima gaffe: “Un imbuto da riempire”
I maligni sostengono che non capisca un tubo. Ma forse, più propriamente, non capisce un imbuto. Sono tanti a sospettare che Lucia Azzolina non abbia le competenze per guidare il ministero dell’Istruzione. Di certo le mancano alcune elementari competenze di idraulica: quelle necessarie a sapere, ad esempio, che un imbuto non è un recipiente ma uno strumento di travaso. Tuttavia nell’Italia in cui un ex bibitaro ignorante in geografia è ministro degli Esteri, uno che non conosce la differenza tra dolo e colpa è ministro della Giustizia e una che nella prova per diventare preside ha preso insufficienze in informatica e inglese è ministro dell’Istruzione, è possibile che gli imbuti si trasformino in contenitori.
Nella conferenza stampa di qualche giorno fa in cui ha annunciato il modo in cui si svolgerà l’esame di Stato, il ministro è intervenuto anche sui programmi scolastici del prossimo anno, descrivendo così la sua didattica dei sogni: «La scuola non è un travaso di conoscenze. Lo studente non è un imbuto da riempire di conoscenze, è ben altro». Vabbè, sarà stata una gaffe dettata dalla fretta del parlato. Invece no, pochi secondi dopo la Azzolina tornava sul concetto: «È importante che non si pensi che lo studente sia un imbuto da riempire con delle conoscenze e dei programmi». Quindi ne è proprio convinta: l’imbuto si riempie. Si tratta di un evento epocale, il passaggio dall’ars maieutica di Socrate all'”ars imbutica”: con la prima si tirano fuori le idee presenti nell’animo dello studente, con la seconda si riempie lo studente, travasando le conoscenze. Ma anche travisando l’italiano. Pensavo fosse uno studente, e invece era un imbuto. Pensavo fosse un ministro, e invece era un contenitore di svarioni lessicali.
La prossima volta che la Azzolina volesse prendere a prestito immagini pseudo-socratiche per descrivere il metodo educativo, potrebbe farsi aiutare dal suo «amico» Diego Fusaro, magari dopo una «colazione ricca di contenuti filosofici», come lei scriveva qualche tempo fa, postando una foto insieme al pensatore. Lui magari potrebbe anche ricordarle, davanti a un succo d’arancia bevuto all’interno di un imbuto, le regole fondamentali del periodo ipotetico. E cioè: se la subordinata ha il congiuntivo, la proposizione principale vuole il verbo al condizionale e non all’indicativo. Pertanto non si può dire, come ha fatto la Azzolina nella stessa conferenza stampa: «Se fosse necessario, eventualmente rimetteremo mano anche alle linee guida».
Si dice «rimetteremmo», ministro, «rimetteremmo» con due «m». Così come si scrive «qual è» e non «qual’è» e non esistono le parole «sottoforma» e «riassuntato» né si può «ardire una congiura» o «esulare le capacità» (tutti strafalcioni presenti nelle sue tesi di laurea). Ma non stressiamola troppo: la Azzolina, come gli studenti, non è un imbuto da riempire di conoscenze. riproduzione riservata Lucia Azzolina (37 anni) insieme con il saggista Diego Fusaro (36) nella foto postata sui social dalla ministra dell’Istruzione.