Anche Bruno Vespa contro Fca: “Elkann rinunci al prestito, per il buon nome dell’Italia”
Anche Bruno Vespa interviene contro il prestito da 6,3 miliardi di euro chiesto da Fca Auto per l’emergenza coronavirus. Lo fa su Twitter e con un video sui Social.
Bruno Vespa sui Social contro la Fca
“Sono nato con la Fiat, l’ho amata e difesa. Per 20 anni ho incontrato ogni anno Giovanni Agnelli. Ci sono una storia e una immagine da difendere. Per questo è inopportuno chiedere 6,3 mld lasciando sede in Olanda. John Elkann lo deve al buon nome dell’Italia”.
Così Bruno Vespa commenta la decisione dell’azienda presieduta da John Elkann di chiedere i finanziamenti previsti dal Decreto Liquidità per aiutare le imprese in difficoltà a causa della crisi generata dal Covid-19. In base alle disposizioni del Decreto Liquidità l’ammontare della linea di credito dovrebbe essere pari al 25% del fatturato consolidato delle società industriali di Fca in Italia e cioè fino a 6,3 miliardi di euro. Ieri anche il giornalista e deputato Gianluigi Paragone aveva registrato un video contro il prestito alla ex Fiat.
La posizione della Fca
«L’innovativo accordo – sostiene il gruppo presieduto da John Elkann e guidato dall’ad Mike Manley – riconoscerebbe il ruolo del settore automobilistico nazionale, di cui Fca, insieme ai fornitori e ai partner è il fulcro, nella ripartenza del sistema industriale italiano. Tale posizionamento sarà rafforzato nei prossimi anni dall’ampio piano di investimenti già presentato e confermato come testimoniano i recenti avvii della produzione dei nuovi modelli Fiat 500 elettrica a Torino e Jeep Renegade e Compass PHEV a Melfi».
Conte difende il prestito
Ieri il premier Conte ha risposto difendendo la decisione della Fca. «Non stiamo parlando di privilegi. Fca sta a monte di una catena dove ci sono fabbriche italiane, c’è lavoro italiano e si produce in Italia. C’è un problema di competizione di ordinamenti. Inghilterra o Olanda, dobbiamo chiederci: perché vanno lì? Noi dobbiamo rendere più attraente il nostro ordinamento giuridico. Stiamo introducendo modifiche societarie nel dl Semplificazioni per scongiurare la maggiore competitività di altri Paesi dell’Ue, che per me è inaccettabile. Non intendiamo più concedere questi vantaggi ai nostri competitor». E il quotidiano della famiglia, La Stampa ha difeso la posizione del gruppo con un lungo articolo. «Del resto – scrive il quotidiano torinese – Fca occupa in Italia 53.417 addetti in 16 stabilimenti e 26 poli di ricerca e sviluppo. La filiera automotive conta oltre 400 mila lavoratori, rappresenta più del 7% degli occupati del settore manifatturiero, ha un fatturato di quasi 106 miliardi, l’11% della manifattura e il 6,2% del Pil». Insomma, per i giornalisti della famiglia Agnelli è tutto normale.