Silvia Romano, ombra dei grillini sulla onlus Africa Milele: a fondarla la moglie di Roberto Rossini
Anche i genitori di Silvia Romano sono convinti che la onlus Africa Milele, quella con cui è partita la cooperante milanese in Kenya, abbia mandato la giovane allo sbaraglio. “Non sono io l’ordine preposto per parlare di queste cose, c’è una procura che indaga e ci pensano loro, io non rilascio dichiarazioni sull’argomento” ha però messo le mani avanti mamma Francesca, al ritorno dopo 18 mesi di Silvia, rapita da un gruppo di terroristi somali.
A puntare il dito contro Africa Milele si aggiunge anche la politica: “A quel che ci risulta – scrive su Facebook Andrea Cangini, senatore di Forza Italia – la Africa Milele di Fano, fondata dalla moglie del deputato grillino Roberto Rossini, ha disapplicato i protocolli di sicurezza della Farnesina, ha indotto Silvia Romano ad operare in una zona considerata ad alto rischio, e infatti evitata da tutti i cooperanti, non ha comunicato al ministero degli Esteri la presenza in loco di una propria operatrice, non ha fatto seguire a Silvia Romano un corso di formazione né si è premurata di assicurarla per gli infortuni e le malattie. Non c’è dubbio: Silvia Romano è stata mandata allo sbaraglio”.
Immediata però la replica del grillino, che subito ha voluto precisare: “Mia moglie non ha fondato la onlus Africa Milele. È semplicemente un membro del direttivo dal 2014, mentre la onlus è stata fondata e opera dal 2012. Da quando Silvia è stata rapita la mia unica preoccupazione, anche da parlamentare, è stata quella di informarmi quotidianamente sulle sue condizioni. In merito ai rapporti tra Silvia Romano e la onlus in questione e alla gestione della stessa, non posso che confermare la mia totale estraneità”. A mettere le cose in chiaro anche la diretta interessata, Daniela Galanti: “Il Ros dei carabinieri ha interrogato tutti noi dell’associazione nel novembre del 2018, subito dopo il rapimento di Silvia – spiega al Giorno -. E abbiamo spiegato con i documenti che eravamo in regola. Non abbiamo niente da farci perdonare su Silvia. Leggo che la famiglia ci accusa di averla mandata allo sbaraglio in Africa. Non è giusto dirlo, anzi è falso. Abbiamo incaricato un legale per tutelarci. Vuol dire che la famiglia ha bisogno di prendersela con qualcuno”. E poi sul mistero di un presunto intervento del Movimento ribadisce: “Non è vero che mio marito possa aver agevolato l’associazione. Ha solo presentato due interrogazioni alla Camera sul rapimento di Silvia e niente altro. Non abbiamo avuto fondi pubblici né stipendi. Nessuno percepisce un soldo, nemmeno la presidente. Non conosco Silvia né giudico la sua conversione. Mi aspetto però che ci chiami”.