Dl Rilancio, il governo non ce la fa: altro slittamento, non si trovano le coperture ed è scontro tra Pd, M5s e Italia Vivaq
Il Dl Rilancio non arriva perché nella maggioranza non si trovano le coperture. Un dato sconcertante, forse ancora più del fatto che in teoria stiamo parlando del Dl Aprile, a cui il governo ha dovuto cambiare nome proprio per i ritardisulla tabella di marcia. Ritardi imperdonabili, visto che da questo decreto legge dipende gran parte della ripresa economica dopo i 2 mesi di lockdown per il coronavirus.
Invece, come detto, pPùrocede a rilento l’esame in pre-consiglio del maxi decreto per il rilancio. La riunione preparatoria avviata la scorsa notte, e poi ripresa in mattinata, sta andando avanti, dopo una breve pausa, con l’obiettivo di arrivare a concludere il lavoro tecnico in giornata per consentire l’approdo del provvedimento in Cdm stasera. Ma non è escluso un ulteriore slittamento a domani data la mole delle misure e la mancanza di coperture sul pacchetto lavoro, a partire dal rifinanziamento della cassa integrazione prevista dal decreto Cura Italia. E anche se la cancellazione del saldo e acconto di giugno dell’Irap per tutte le imprese fino a 250 milioni di fatturato – arrivata dopo una lunga trattativa con gli industriali e le pressioni di Italia Viva – non cambia i saldi del provvedimento, ha comunque un costo di circa 2 miliardi che va compensato. Resta poi la difficoltà di sciogliere alcuni nodi politici. Prosegue infatti il braccio di ferro tra Pd e renziani da un lato, e M5s dall’altro, sulla regolarizzazione dei migranti.
C’è poi un problema generale: non si possono superare i limiti di sforamento autorizzati dal Parlamento per una cifra, 55 miliardi di deficit, comunque mai toccata nemmeno negli anni peggiori della crisi finanziaria dal 2008 in poi. Il provvedimento è complesso, come ripete il governo: supera i 200 articoli, e le richieste dei ministeri in queste settimane sono state le più disparate. Il limite insuperabile è quello dello scostamento dagli obiettivi di deficit per il 3,3% del Pil approvato dal Parlamento a fine aprile, che si aggiunge ai 20 miliardi (1,1% del Pil) approvato a inizio marzo e utilizzato per intero con il decreto Cura Italia. In tutto, tra i due provvedimenti, si tratta di 75 miliardi di deficit e di 180 miliardi complessivi di risorse mobilitate.