Boss scarcerati, Bonafede si spezza ma non si spiega. L’opposizione: «Devi dimetterti»
Aula di Montecitorio, mattinata: Alfonso Bonafede parla molto senza spiegare niente. E quando arriva sul punto preciso in cui è inciampato, la nomina al vertice del Dap del magistrato Francesco Basentini, dice di averlo scelto perché gli aveva fatto «un’ottima impressione». Che spiegazione sarebbe? Era scontato. Il punto non è questo, ma il seguente: se Basentini gli aveva fatto «ottima impressione», perché ha chiesto la disponibilità a ricoprire quel ruolo a Nino Di Matteo? È chiaro che l’«ottima impressione» è arrivata dopo. Ma questo significa che quella che gli ha trasmesso il pm della Trattativa non fosse di analoga intensità. A questo punto bastava chiarirlo allo stesso Di Matteo dicendo come stavano le cose: ritengo Basentini più appropriato di lei in quel ruolo. Ma non l’ha fatto.
Bonafede è intervenuto a Montecitorio
Con il risultato che ora, tra lui e Di Matteo, uno dei due mente, con buona pace del «colossale equivoco» invocato da Marco Travaglio. E chi dei due mente, deve dimettersi: Bonafede dal governo, Di Matteo dal Csm. Un dato è certo: l’opposizione deve pretendere chiarezza assoluta. L’iunica posizione netta in tal senso è stata quella espressa da FdI attraverso il deputato Andrea Del Mastro, che ha chiesto al Guardasigilli di liberare il ministero «di quella pesante ipoteca morale che sarebbe la sua permanenza». Efficace anche il forzista Enrico Costa: «Ci divide tutto da lei ma facciamo fatica a considerarla colluso con la mafia: chissà se a parti invertite lei avrebbe avuto la stessa onestà intellettuale».
Perplessità sulla sua ricostruzione anche nella maggioranza
Nel dibattito è intervenuto anche Maurizio Lupi, costretto, anche dai grillini, a dimettersi da ministro per una presunta vicenda corruttiva in cui non fu neanche indagato. Per lui è una rivincita: «Era lei cinque anni fa che chiedeva, da deputato Bonafede, le dimissioni di un ministro in una trasmissione televisiva». Da Italia Viva è Lucia Annibali a giudicare insufficiente la ricostruzione fatta in aula da Bonafede. «Se questa vicenda fosse accaduta a un ministro del nostro partito – ha aggiunto – tutto il M5S ne avrebbe già chiesto le dimissioni». Critico anche Riccardo Magi, di Più Europa: «Troppo tardivamente lei ha rivendicato e difeso l’autonomia della decisione politica del governo e sua che non deve rendere conto ai pm e alle Procure».